Spegniamo le luci, accendiamo il Natale

Spegniamo le luci, accendiamo il Natale

Al centro della capanna e della vita


Che Natale è un Natale senza vetrine scintillanti e luminarie per la strada? Eppure, il conflitto che insanguina l’Europa ha provocato una crisi energetica che a cascata è arrivata fino a casa nostra e ci costringe a non sprecare inutilmente una fonte di sopravvivenza che in Ucraina manca quasi completamente, costringendo la popolazione a sopravvivere al buio e al freddo nel gelido inverno di quel Paese. 

Da parte dell’autorità federale è giunto l’invito a non sprecare. Spegnere luci ed elettrodomestici, televisioni e computer, limitare l’uso delle piastre per cucinare, abbassare di un paio di gradi il riscaldamento, ridurre al minimo l’utilizzo di lavatrici e lavastoviglie… Ognuno di noi è chiamato, nel suo piccolo, a contribuire. Nonostante questo, molti commercianti si sono lamentati, e nei grandi centri commerciali le insegne rimangono accese anche tutta la notte per non far dimenticare agli automobilisti che transitano che è venuto il momento di comprare e consumare il più possibile. 

Alcune città hanno deciso di non installare piste di ghiaccio all’aperto e limitare manifestazioni e mercatini. Ma altre lo faranno ugualmente, facendoci credere che sarà tutto nell’ottica del risparmio, col 20 o 30% in meno di ciò che si consumava abitualmente. Senza commentare però che il restante 70% sarà comunque utilizzato. 

Un atteggiamento contradditorio. La società dell’opulenza non è mai stata così in crisi come oggi. Ma il consumismo è una religione che fatica a cedere nella mentalità dei suoi seguaci. E tutta la collettività dovrà pagare il proprio contributo ai sacerdoti di questo culto pagano. 

Per noi, che a Natale festeggiamo invece un compleanno importante, quel compleanno che ha cambiato il volto dell’umanità, dovrà essere l’occasione per ritrovarne il senso e il significato più profondo. 

Noi, le luci le terremo spente. Lo faremo per necessità. Ma anche per solidarietà verso quelle famiglie e quelle donne, quegli anziani e quei bambini che senza alcuna colpa si ritrovano a soffrire per un’inspiegabile decisione di un potente della terra che ha imposto una guerra scriteriata e sanguinaria. 

Noi vorremmo che il Festeggiato sia posto al centro, non solo della capanna che decora il presepe, ma anche dei nostri cuori e dei nostri pensieri. Lui, quando è nato, era nelle stesse condizioni dei neonati ucraini di questo Natale: riscaldati solo da coperte pesanti, dal calore del corpo della loro madre, da un fuoco acceso con legna recuperata tra le macerie dei bombardamenti.

La nostra dovrà essere la festa della solidarietà e della condivisione. Solidarietà con chi soffre, condivisione con chi vive in una condizione di ristrettezza e povertà.  

Spegniamo le luci allora, e accendiamo il Natale. 

A Natale c'è posto per tutti – gioba.it