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CENTO ANNI DELLA LEGA DELLE MAESTRE CATTOLICHE
Sentinelle e custodi, vigili e attente
“Cara Signorina Maestra” è il titolo di una recente pubblicazione molto ben curata da Pietro Lepori (ed. Dadò) che ripercorre i cento anni della Lega delle Maestre Cattoliche, per un secolo presenza attiva e propositiva all’interno della Scuola in Ticino. Nelle “Note introduttive” lo storico Alberto Gandolla sottolinea che la nascita di questa Lega “si può spiegare soprattutto prendendo in considerazione in generale lo sviluppo dell’associazionismo cattolico, poi in particolare l’organizzazione delle donne cattoliche e infine quello dei docenti all’inizio del Novecento”. Ringraziando “per il lavoro svolto, nella prefazione, mons. Valerio Lazzeri scrive di “una memoria, che merita di essere preservata, onorata e possibilmente anche attualizzata”, nella consapevolezza che “i frutti seminati, cresciuti e giunti a maturazione di questa storia sono tuttora ricchi e continuano a dare motivo di speranza per la nostra Chiesa”. Un impegno soprattutto di testimonianza ben sintetizzato dall’invito del primo assistente, Mons. Alfredo Noseda, riportato nel verbale del 3 settembre 1920: “Siate pazienti nella scuola, non nervose e soprattutto non usate certe espressioni o epiteti sconvenienti specialmente in una maestra. Una maestra deve farsi amare e stimare dai propri scolari. A chi ama il Signore non riesce difficile far entrare la religione in tutte le materie, senza ostentazione o sforzo” (p. 40).
Questo percorso viene ricostruito con attenzione e accurate ricerche dall’autore, proponendo alla fine un’intervista al vescovo Pier Giacomo, che fu l’ultimo dei quattro assistenti spirituali di questa Associazione, dopo Mons. Alfredo Noseda, Mons. Giuseppe Martinoli, Don Guglielmo Maestri. Alla domanda iniziale il vescovo emerito ha risposto che “per la diocesi la Lega è stata una delle iniziative apostoliche di mons. Aurelio Bacciarini. Per dare spazio e vitalità ai laici cattolici, impegnandoli ad essere più presenti e attivi, tanto nella vita cristiana personale quanto nell’attività apostolica comunitaria e di presenza impegnata nel campo sociale e culturale, con particolare attenzione al settore delle scuole primarie”. Quest’associazione ha sempre espresso con chiarezza la visione cristiana nei vari dibattiti sulla scuola, dove era interlocutrice autorevole per la competenza pedagogica e didattica delle sue componenti, sostenuta peraltro dall’ esperienza maturata sul campo. “Cento anni di impegno formativo professionale – scrive ancora il vescovo Valerio – ma ancor più di testimonianza di fede e di vera amicizia fra maestre, maestri, allievi, genitori e l’intero mondo della scuola del nostro Cantone”.
A metà strada, nell’anniversario dei 50 anni, così si era espressa la presidente di allora Enrica Pini, rinnovando impegno e fiducia: “Riteniamo che la nostra associazione possa ancora esistere, ma questo implica da parte nostra, un impegno maggiore. È difficile fare un bilancio di quanto si è fatto e di quanto non si è fatto in questi cinquant’anni. Dobbiamo, o meglio dovremmo essere convinte che questa data non è un punto di arrivo, ma di partenza e perciò metterci, come le colleghe della prima ora a lavorare con altrettanto entusiasmo, ben sapendo che il nostro lavoro è poco appariscente, ma non per questo meno importante” (p. 79).
Un’attenzione e una testimonianza coraggiose e chiare, come in questa presa di posizione del settembre 1977: “Come maestre e soprattutto come cattoliche non possiamo disertare le urne. Deve essere un nostro preciso dovere rifiutare categoricamente l’aborto e ancora, dove possiamo, dobbiamo con la persuasione, con la bontà, aiutare altri ad una scelta coerente con la morale cristiana” (p. 76).
Significativa inoltre la presenza di questa associazione nel dibattito sull’istruzione religiosa scolastica. Leggiamo in un suo comunicato del 7 maggio 2002.
“Non si risolvono i problemi dell’assenteismo alla lezione di religione con l’eliminazione della delega alle Chiese, cui compete per loro specifica funzione sociale. È grave poi l’astrattezza che non sa distinguere tra i problemi dei diversi ordini di scuola e non propone soluzioni differenziate. Siamo convinti che esistono altri rimedi per ridare più dignità ad un insegnamento che subisce troppe discriminazioni a cominciare dalla sua esclusione nel computo della media, da una collocazione penalizzante nell’orario scolastico, dalla fiscalità numerica nella composizione dei gruppi, dalla sua offerta in alternativa al niente, invece che ad un corso parallelo, equivalente. Non nascondiamo neppure la nostra perplessità di affidare allo Stato, come obbligatorio, un insegnamento che più di ogni altro tocca la libertà di coscienza dei genitori e dei figli” (p. 106).
L’ultima assemblea della Lega, come si legge a pag. 114, “si tenne il 3 febbraio 2018 presso il Collegio Papio alla presenza di 21 soci e socie su un totale di 36” e “in quell’occasione si annunciò lo scioglimento dell’associazione”. Ben diversa, cento anni prima, la presenza all’assemblea di fondazione tenutasi a Locarno (Istituto Santa Caterina) il 2 settembre 1918, con 98 partecipanti, provenienti dall’intero Ticino e in particolare dalle campagne e dalle valli. All’ultima domanda postagli dall’autore il Vescovo Grampa ha così risposto: “Si è tentato di aprire il coordinamento delle forze cattoliche impegnate nella scuola in una rete più ampia di collegamento e di condivisione, che però si è presto interrotto, lasciando aperto lo spazio per un nuovo spirito di servizio e di testimonianza cattolica nel mondo scolastico”. Del resto “l’esigenza di una presenza educativa-formativa nella scuola, anche proprio con un riferimento all’esperienza cristiana, rimane comunque fondamentale e resta da reinventare”, scrive Alberto Gandolla a chiusura delle sue Note introduttive. La preziosa memoria, ben raccolta in queste pagine, possa essere al riguardo una proposta e un invito, per una presenza cristiana, attenta e vigilante nella scuola. Il numero luglio-ottobre 2008 della rivista Risveglio riportava al riguardo un intervento del vescovo Pier Giacomo, che così sintetizzava la significativa missione di quest’associazione: “In una società di competizione, di rivalità anche sciocche e banali, quando non irate e violente, il cristiano deve sentirsi diverso, deve essere custode e sentinella vigile. La metafora della sentinella mi pare esprima bene il compito svolto dalla Lega in questi anni, attenta a dare l’allarme, senza essere responsabile delle conseguenze del suo annuncio, dei progressivi sfaldamenti che sono avvenuti nella scuola, di cui non è affatto colpevole. Questo ha cercato di essere la lega delle Maestre Cattoliche: un’associazione di sentinelle e custodi per guadagnare l’altro” (p. 112).