Eugenio Bigatto, una vita alla luce della fede e della carità

Eugenio Bigatto, una vita alla luce della fede e della carità

È stato un esempio di generosità umana e cristiana


Eugenio Bigatto, già vicepresidente dell’Azione cattolica maschile in Ticino negli anni Sessanta, e presidente della conferenza di San Vincenzo de Paoli a Massagno, ci ha lasciato lo scorso 29 dicembre. Grati al Signore per averci dato l’opportunità di condividere con lui il cammino, vogliamo ricordarlo con le parole di don Paolo Solari, parroco di Massagno, del quale riportiamo una parte dell’omelia tenuta in occasione delle esequie.  Siamo particolarmente vicini ai familiari in questo momento di distacco terreno e di nuova vita nel banchetto celeste. 

Mi è stato insegnato che le ultime parti che l’autore di un saggio scrive, sono la Conclusione e l’Introduzione. Esse sono dunque quelle che bisogna leggere per prime quando si vuole studiare il testo. Perché in esse l’autore, il ricercatore raccoglie in forma sintetica e logica tutto quello che ha scoperto ed elaborato con la sua ricerca e con la sua riflessione.

San Giovanni Evangelista si comporta allo stesso modo nel redigere il suo Vangelo. Già la conclusione, nel 20° capitolo, spiega che le opere di Gesù sono innumerevoli.  Ma quelle da san Giovanni raccontate sono sufficienti per credere che Gesù è il Cristo e credendo ricevere la Vita. Senza altri aggettivi. Dunque quella autentica e imperdibile. 

San Giovanni ci offre nel Prologo la sintesi della sua esperienza che lo porta a trasmettere la fede che dona vita. Se il Kerigma annunciato da san Pietro a Pentecoste contiene il nocciolo fecondo della Fede cristiana, il Prologo di San Giovanni contiene la sintesi della comprensione del Mistero divino e della Vita, che si matura attraverso l’esperienza di vita che nasce dalla adesione di fede al Kerigma.

La novità assoluta, impensata benché desiderabile, si è manifestata: Il Creatore si fa creatura, il Dio eterno ed invisibile si fa temporale e visibile. L’uomo incontra l’origine e la meta della vita e di ogni cosa.

Tutto cambia: la vita non è più un girare senza senso su sé stessi degli astri e degli astri gli uni intorno agli altri. La vita terrena non è un ciclo senza senso di nascite, crescite, decrescite e morte per rinascere ancora senza termine.

No. Tutto ha un senso. Un significato e una direzione. Tutto ciò che esiste e noi in esso, è voluto dal Creatore per invitarci ad entrare nell’unico vero circolo senza fine che è la circolazione dell’Amore tra le persone divine della Santissima Trinità. E la vita terrena è frutto di questa circolazione, per dirla in parole umane: è il progetto nato dalla sovrabbondanza di amore divino. Gesù, il Verbo di Dio fatto uomo, lo rivela e lo comunica.

La luce che è un aspetto del mistero divino, di suo si espande e supera le tenebre che sono assorbimento chiuso su se stesso della luce, come all’estremo i buchi neri. 

La vita dunque è dono di sé, dono fecondo. Per l’uomo questo si esprime principalmente nell’amore coniugale, poi in quello genitoriale e ancora si allarga in quello sociale, che non è solo filantropia, ma vero amore al bene del prossimo vissuto come carità che fa crescere e maturare. 

Eugenio Bigatto ha assimilato la Verità del Mistero negli anni della sua formazione universitaria, nel secondo dopo guerra. Anni in cui la Federazione Universitari Cattolici Italiani, la FUCI, riaffermò il primato della Fede nella formazione degli universitari. Dunque formazione intellettuale scientifica e umanistica ad alto livello, ma illuminata e indirizzata dalla luce della Fede nel Mistero divino rivelato in Gesù Cristo.  Questa formazione impregnò Eugenio e lo accompagnò nel suo cammino di vita rendendolo fecondo in svariati modi. 

Arrivato in Ticino entrò nei ranghi dell’Azione Cattolica Maschile, dove salì i gradini delle responsabilità, fino ad assumere la Vice Presidenza in Diocesi. Frequentemente egli visitava i vari circoli di Azione Cattolica, tenendo conferenze su temi di Fede e di impegno sociale. La profonda convinzione di Fede lo portò a fondare una famiglia cristiana. Anche il suo lavoro nell’impresa, come professionista ingegnere elettrotecnico, l’Azienda Elettrica di Massagno, lo visse illuminato dalla Fede. Il suo fare impresa era indirizzato al bene dell’azienda che però passava anche attraverso il bene dei singoli impiegati e operai. Ognuno era importante per lui. E ognuno poteva essere coinvolto nella crescita e nel successo dell’impresa. 

Quando l’Azione Cattolica Maschile attraversò un periodo di latitanza, nella maturità degli anni, il suo impegno si indirizzò all’opera caritativa della Conferenza di San Vincenzo de Paoli. 

Opera caritativa e non semplicemente filantropica, perché non tampona solo le falle, ma cerca di educare alla responsabilità e all’indipendenza gli assistiti. Qui esercitò ancora tutta la sua generosità umana e cristiana, coltivando sempre però quel primato della Fede imparato negli anni della FUCI. Primato della Fede come luce che alimenta e orienta la Carità. Per cui desiderava che alle riunioni dei confratelli di San Vincenzo non ci fosse solo la preghiera iniziale e finale ben fatta, ma che ci fosse anche il momento formativo dello spirito, con la lettura spirituale che guidava regolarmente lui quando mancava l’assistente.

Riunioni e servizi ai poveri vissuti in spirito di fraternità, conseguenza della esperienza di fede di essere generati da Dio come figli, nel Figlio fatto uomo.

Accompagnare per l’ultimo tratto terreno una persona cara, ci impegna a raccogliere il testimone del bene che Dio ha suscitato nel suo cuore e ha prodigato attraverso di lui.

Facciamo tesoro di quanto di buono Eugenio ha fatto e condiviso. Soprattutto raccogliamo il desiderio di tenere la Fede nel Mistero di Dio rivelato e comunicato in Gesù, Verbo fatto uomo, come la luce che offre ordine e fecondità alla propria vita in tutte le sue dimensioni, familiare, professionale, associativa, sociale. Così Dio ci parla e ci educa, perché possiamo crescere in comunione con Lui e diventare testimoni di Lui, l’Emmanuele, il Dio con Noi.