Il coraggio della testimonianza

Il coraggio della testimonianza

“Il Signore è difesa della mia vita: di chi avrò paura?” (Sal 27,1) 


“Il coraggio, uno, se non ce l’ha, mica se lo può dare!” così leggiamo nei Promessi Sposi di Alessandro Manzoni.  Frase celeberrima attribuita a don Abbondio, sacerdote che non brillava per audacia e temerarietà!

La sua figura è emblematica di chi non vuole prendere posizione, di chi si lascia bloccare dai timori, di chi fa prevalere i fantasmi delle paure sulle azioni reali.

Certo non è un bell’esempio come cristiano, ancor prima del suo essere prete!

Ma la paura è un’emozione che cova nel nostro animo, si presenta più o meno a seconda di quanto spazio le diamo. Va di pari passo con l’esserci allontanati dalla fonte della nostra forza: Dio. La nostra debolezza se non viene rivestita e riempita dalla Grazia, si allarga e prende il sopravvento.

La chiamata del Signore cambia il nostro cuore. Basti pensare a ciò che è avvenuto a Pietro. 

Lui si presentava come uomo forte, impavido. Ma è bastato un piccolo impedimento che ha fatto emergere la sua fragilità come uomo. Come non ricordare la famosa pagina evangelica di Gesù che camminava sulle acque, e Pietro prendendo la parola tra i discepoli, disse: “Signore, se sei tu, comanda che io venga da te sulle acque”. Ed Egli disse: “Vieni!”. Pietro scendendo dalla barca, si mise a camminare sulle acque e andò verso Gesù. Ma per la violenza del vento, s’impaurì e, cominciando ad affondare, gridò: “Signore, salvami!”. E subito Gesù stese la mano, lo afferrò e gli disse. “Uomo di poca fede perché hai dubitato? Appena saliti sulla barca, il vento cessò. Quelli che erano sulla barca gli si prostrarono davanti, esclamando: “Tu sei veramente il figlio di Dio!” (cfr. Matteo 14, 22-33)

Il timore di Pietro si manifesta ancor più quando Gesù viene arrestato e lui lo rinnega per ben tre volte. Ma con il ravvedimento e pentimento, il suo comportamento cambia. E la pienezza della sua trasformazione si avrà dopo la Pentecoste. Allora lui e gli altri apostoli sembrano non temere più nulla. La loro missione si caratterizza per la “parresìa”, il coraggio cioè di annunciare il Vangelo. 

Sono mossi da una forza interiore che travalica la loro umanità. Non sono invincibili o super eroi, sono semplicemente uomini al servizio della Parola, che trovano alimento in Dio.

Anche noi siamo chiamati a parlare con franchezza. Il timore del giudizio altrui o la paura ad esporci per non ricevere critiche o peggio ancora per non subire conseguenze negative, devono lasciar il posto all’apertura verso l’altro e soprattutto alla Verità. Il nostro balbettio, o addirittura il nostro silenzio, non sono al servizio del Vangelo. La tiepidezza o la falsa prudenza non sono certo doni dello Spirito Santo! 

Ma come potremmo farci portavoce di Colui che nemmeno forse conosciamo o frequentiamo? 

La coerenza tra i nostri passi e le nostre parole è la prima testimonianza che diamo.