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Il nostro futuro: apostolato, vangelo, preghiera e accoglienza
Assemblea 2022: “Padre mio mi abbandono a te” … “sia fatta la tua volontà”
Con la “preghiera dell’abbandono” di Charles de Foucault, figura da riscoprire, promotore della fraternità universale, grande uomo in dialogo con il mondo islamico, canonizzato l’indomani, lo scorso 14 maggio al Centro S. Giuseppe di Lugano, l’Azione cattolica ticinese ha tenuto la sua assemblea ordinaria, sotto la presidenza del giorno di Luca Bonsignore. Purtroppo, pochi i presenti, anche perché vi erano diversi eventi concomitanti in diocesi, ma alto l’interesse dimostrato per un incontro che non voleva semplicemente essere un adempimento alle norme statutarie, ma un momento di riflessione congiunta.
Luigi Maffezzoli ha portato i saluti del vescovo Valerio, impossibilitato a partecipare per altri impegni in diocesi. Ci raccomanda inoltre di stendere un vademecum, una sorta di regola di vita da proporre poi a tutti i nostri aderenti, che si rende disponibile a rielaborare con noi.
La relazione presidenziale di Luigi Maffezzoli, anche responsabile del settore adulti e famiglie
Viviamo un tempo di prove, ha esordito Luigi: l’abbiamo sperimentato con la pandemia che ci ha fatto provare sofferenza, morte, solitudine, incertezza. Un tempo di prove, ma anche di odio: i diversi modi di affrontare il virus e le diverse soggettive risposte hanno provocato sospetti, rancori, incomprensioni. Il tempo della solidarietà è durato lo spazio di un’emozione. A seguire la guerra, che arriva nelle nostre case e nei nostri paesi con il volto di donne e bambini che parlano una lingua a noi incomprensibile. E anche qui dobbiamo fare attenzione a non fermarci all’emozione del momento. Dobbiamo aprire gli occhi e non distinguere fra profugo e profugo, guerra e guerra, povertà e fame e permessi diversi. Chi arriva giunge perché ha delle motivazioni, che indipendentemente dalla causa, lo portano a rischiare la vita per arrivare fino a qui. È importante che l’AC si impegni in questo campo. Non siamo un’associazione caritativa, ma dobbiamo porci la domanda se come associazione (non come singoli che già fanno i loro dovere in termine di accoglienza e disponibilità) possiamo impegnarci condividendo e accogliendo queste persone nelle nostre iniziative.
Luigi ha ricordato Hornice Mutombo, che molti di noi hanno conosciuto, nostro animatore originario del Congo deceduto al campo estivo AGC del 2016: deve diventare l’esempio e il modello di Azione cattolica. Lui non era l’immigrato da accogliere, a cui dare i vestiti e a cui dare da mangiare. Lui era uno di noi. Questo è il modello che dobbiamo vivere insieme. Non perché siamo bravi, ma perché è il futuro della Chiesa in cui viviamo. Non dobbiamo guardare al passato, a ciò che eravamo, ma al futuro. Già Emmanuel Mounier, punto di riferimento per i cattolici a metà del ‘900, scriveva quasi un secolo fa che la nuova cristianità nascerà da nuove realtà sociali e da nuovi innesti extraeuropei. Importante non soffocarla con il cadavere di una cristianità del passato, alla quale siamo abituati ma che è ormai morta.
Papa Francesco nel 2017 chiedeva all’Azione cattolica di mettersi in politica, quella con la P maiuscola. Dobbiamo quindi uscire con la mente e la volontà fuori dal recinto dove viviamo, da una Chiesa autoreferenziale, per farci coinvolgere da chi riteniamo altro rispetto a noi. Dobbiamo formare le coscienze affinché il Vangelo diventi vita vissuta. Dobbiamo uscire, pregare per la pace. Rivolgerci incessantemente a Dio come l’amico importuno che bussa e ribussa alla porta e va avanti senza sosta finché non gli viene aperto. La pace la otteniamo se la chiediamo con insistenza.
Luigi Maffezzoli ha poi ricordato che il 30 aprile scorso è stata beatificata Armida Barelli: giovane, donna, niente di straordinario. Dinamica e determinata, era un po’ allergica ai condizionamenti della vita di collegio. Aveva studiato a Menzingen. Un po’ insofferente, ma profondamente innamorata. La chiamata di Gesù a seguirlo non l’ha presa sottogamba. Passava molto tempo in preghiera e in questo modo ha fondato la Gioventù femminile, l’Università Cattolica del Sacro Cuore, un istituto di donne consacrate nel mondo ed è diventata santa. Una giovane donna di AC, identica a noi. Questo potrebbero fare le donne e i giovani di AC: diventare santi, solo quello.
Un po’ come S. Mattia, ricordato dalla liturgia proprio nel giorno dell’assemblea. Uno dei 72 discepoli che seguiva gli apostoli e che è diventato il 13° apostolo. È stato scelto poiché testimone del Cristo Risorto. Lo stesso deve essere per noi, testimoni della Resurrezione che è un avvenimento sconvolgente, al quale non possiamo abituarci, né tantomeno può esserci indifferente. Dobbiamo riflettere su cosa significa nella nostra vita che Gesù Cristo è risorto.
L’AC non è che una scuola di santità.
Dobbiamo rilanciare la nostra vita di fede e farlo assieme, abbandonare le consuetudini per sconvolgere l’ambiente che frequentiamo. Il Vescovo ci ha indicato, nella sua lettera, il cammino che dobbiamo percorrere.
Il settore adulti deve ripartire da qui. Questo deve essere l’impegno per la nostra associazione. La pandemia non può essere la scusa per giustificare l’assenza del settore adulti.
Al centro di tutto sta la Parola di Dio, dobbiamo educarci a vivere. Stupisce che in AC non ci sia la piena coscienza del suo valore. Questo è il compito educativo che dobbiamo avere.
Questo rapporto con la Parola di Dio è importante. Solo vivendolo si arriva a comprenderne l’importanza. “La tua parola è lampada ai miei passi” è scritto sulla tomba del cardinal Martini. In AC si è invitati all’appuntamento settimanale con il “Club del Vangelo”.
Non siamo soli; il senso del nostro essere associazione è nel camminare assieme, perché è più facile, la nostra testimonianza più credibile. Chi ci sta accanto è passione per noi, come ci insegnava Armida Barelli. Non possiamo salvarci da soli. L’apostolato è l’ansia di far conoscere l’amore di Cristo a chi non l’ha mai conosciuto e sperimentato, perché è l’amore che salva. È la cosa più importante che possiamo offrire. Abbiamo cura dell’altro, del suo corpo, ma anche del suo essere, del suo spirito, poiché Gesù è colui che salva Corpo ed anima.
Concludiamo quest’assemblea abbandonandoci alla volontà del Padre, come indicato da Charles de Foucauld, perché sia fatta la sua e non la nostra volontà, sapendo che noi possiamo poco, ma lui può fare tutto.
La relazione di Gabriele Hess, responsabile Settore giovani
Il settore giovani ha ripreso le attività dirette ai cresimandi della diocesi ticinese. Sono proposti weekend di crescita, formazione e divertimento. Lo stop della pandemia ha reso difficile ripartire; tanti ragazzi che prima frequentavano ora hanno trovato altre attività da fare. Ci sono delle collaborazioni con le parrocchie di Pregassona e Cadro; la settimana scorsa c’è stata un’attività con una cinquantina di ragazzi con riscontro positivo.
Per il futuro ci sono in programma delle collaborazioni con altre parrocchie, con lo scopo di arrivare a riformare dei gruppi di giovani per il futuro. Solo il tempo dirà come evolverà la situazione, ma i responsabili sono fiduciosi. Gli animatori si stanno concentrando sulla formazione interna.