Prendersi cura della propria realtà

Prendersi cura della propria realtà

La parrocchia e l’AC nostra via di santità


La responsabilità implica una risposta che viene data da chi si assume un compito. Si risponde al mandato ricevuto che sia questo in campo lavorativo o familiare. 

In Associazione lo traduciamo in modo un po’ diverso. Parliamo di azione per rendere visibile la dimensione ecclesiastica nella quale viviamo; è la risposta a una vocazione

Non possiamo parlare di responsabilità senza parlare di collaborazione, intesa come partecipazione a una fatica comune. La nostra responsabilità laicale si esprime quindi nei luoghi ordinari della vita di tutti i giorni, traducendosi in una condivisione laboriosa ma anche allegra e vivace. 

Nel nostro essere membri di Azione cattolica, nelle parrocchie e nelle zone, vogliamo allora collaborare con il nostro parroco, consapevoli del fatto che talvolta potremo essere più o meno motivati o efficaci, ma comunque desideriamo dare vita alla comunità che è la Chiesa e si riunisce attorno al suo pastore. Ognuno con il suo ruolo e i suoi compiti, secondo gerarchia, ma tutti uniti per lo scopo comune. 

A tutti noi sta di prenderci cura della nostra realtà associativa, di essere delle “pietre viventi” di questa Chiesa. Partecipare con gioia alle attività e proporsi per collaborare alla riuscita, ognuno secondo le sue possibilità. Invitati a prenderci cura del giardino in cui siamo chiamati a fiorire, a dare frutto … 

In questa stagione in cui prevale l’individualismo, in cui si sentono forti la competizione e il bisogno di prevalere, dobbiamo far risuonare una musica diversa con note di condivisione, di accoglienza, di cura. Uniti per superare gli ostacoli e le sfide dell’oggi, pronti a festeggiare le piccole vittorie insieme. Nel nostro gruppo di Azione cattolica o in parrocchia, dobbiamo imparare a riconoscere i talenti di ciascuno per attivare percorsi nuovi di condivisione

Dobbiamo educarci alla carità, nell’attenzione al bisogno di ciascuno. Non vi sono persone più degne di altre, tutti fratelli e sorelle.  

Anche in parrocchia diventa indispensabile la collaborazione con il sacerdote che è chiamato a rappresentare il Vescovo. Importante che dalla parte di entrambi venga riconosciuto il valore di questa co-operazione, che vi sia il desiderio di camminare assieme secondo un piano pastorale condiviso. Riconoscersi i pregi, perdonarsi le mancanze. 

In un tempo di relazioni prevalentemente virtuali, sta a noi provare a riportare nella concretezza dell’incontro l’esperienza di comunione che è la Chiesa. La vita attiva in Associazione e in parrocchia è stata per molti la via che ha condotto alla santità, grazie alla scuola di condivisione e carità permanente che vi è offerta. 

Cerchiamo allora di fare famiglia, di essere co-responsabili in questa dimensione, segni di amore e comunione. Dall’esperienza del dono di sé, testimoniata da laici e presbiteri, possano formarsi i giovani, per diventare poi adulti competenti, costruttori di comunione e di un mondo migliore. 

Ciascuno di noi sia un testimone coerente con la propria fede e compia le scelte di vita consecutive, con convinzione e consapevolezza. Mettiamoci all’ascolto dello Spirito che saprà guidarci. Rendiamoci disponibili nelle nostre comunità, capaci di obbedienza e allo stesso tempo disponibili al cambiamento che può essere l’occasione per renderci uomini e donne migliori.