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Nascita di una rivista: tutta femminile, tutta giovanile
8 gennaio 1922: Inizia l’avventura
A mettere insieme i circoli femminili che si diffondevano spontaneamente in molte parrocchie del Ticino, dando così vita nel 1920 all’Unione femminile cattolica ticinese, è stata una rivista. Si chiamava Vita Femminile fondata e diretta da una giovane intraprendente di Mendrisio, Concettina Croci, in anni in cui le donne non facevano le giornaliste e non entravano nelle redazioni dei giornali. È grazie agli appelli pubblicati da un’entusiasta e inarrestabile Aurelia Cappello che le giovani cattoliche ticinesi decidono di ritrovarsi e fondare una nuova associazione. Subito però sentono la necessità di avere una rivista tutta loro da affiancare a “Vita Femminile”, che era rivolta più genericamente alle donne: mogli, madri, nubili, lavoratrici o casalinghe.
Nasce così, in modo pionieristico, Spighe al vento (che negli anni Cinquanta diventerà più semplicemente Spighe).
La pensano, la studiano, la organizzano. Alla fine del 1921 si decide di pubblicarla. La preparazione è frenetica e la sua spedizione è rocambolesca. I giorni che precedono il Natale 1921 sono convulsi. Bisogna scrivere articoli, mettere titoli, riempire spazi, preparare bozze, portare il materiale in tipografia. Il 22 dicembre viene stampato il primo numero che porta la data dell’8 gennaio 1922.
Non basta però stamparlo, occorre anche distribuirlo. La presidente Modestina Antonini con un’altra responsabile di comitato va a ritirare le copie in tipografia con un carrettino che loro stesse spingono a mano. Le portano in una saletta dell’oratorio femminile di Lugano e mostrano il primo numero che viene accolto con un battimano. “Cos’è quel foglio?” chiede ingenuamente un’altra responsabile tra i sorrisi delle presenti. Poi, al lavoro: le copie vanno piegate, completate con gli indirizzi, suddivise per località e via, ancora sul carrettino per essere portate in posta e spedite. Lanciato come nuovo quindicinale e stampato in 5.000 copie, diventa organo sociale dell’Unione femminile.
Di fatto si affianca al già esistente Vita Femminile, che da mensile è diventato anch’esso quindicinale dal gennaio 1921, con una fitta rete di promotrici sul territorio.
Alternandosi nell’uscita con questa cadenza, tutte le settimane entra così nelle case delle socie almeno una delle due testate. È un uso della stampa lungimirante. Le responsabili capiscono che è attraverso questo mezzo che possono tenere contatti, lanciare iniziative, sollecitare azioni comuni, convocare le socie, formarle in modo sistematico così che temi e contenuti possano essere divulgati capillarmente. I due giornali si distinguono nettamente tra loro. Vita prosegue con maggior intensità la sua opera di “coltura pratica femminile”; Spighe si dedica specialmente alla formazione cristiana e alla organizzazione femminile, all’istruzione religiosa e alle “sante battaglie per la causa di Dio”. In pratica, mentre Spighe al vento è giornale di carattere eminentemente organizzativo, destinato quasi unicamente alle socie e aderenti, soprattutto giovani, Vita Femminile è rivista indirizzata alle donne: “Istruttiva, di lettura amena, di consigli per la vita pratica, destinata ad entrare in qualsiasi famiglia per portare ovunque la parola buona, il pensiero cristiano, la ricreazione onesta”.
Spighe al vento è diretto da Modestina Antonini. Il prezzo d’abbonamento cumulativo è mantenuto “veramente esiguo e di gran lunga inferiore a tutte le altre pubblicazioni del Cantone”: 3 franchi all’anno per le due riviste (mentre singolarmente l’abbonamento annuale a Spighe al vento costa 1.20 franchi, Vita Femminile 2 franchi). I compiti redazionali per Spighe al vento prevedono l’articolo principale a cura dell’assistente don Emilio Cattori; la rubrica dei lavori per le chiede povere affidato a Eva Moroni-Stampa; la pagina della casa a Marina Ruggia e Maria Viglezio; quella delle offerte a Modestina Antonini; la pagina dei giochi a Cecilia Bernasconi. Altre collaboratrici della prima ora sono Emma Conti, Emma Grassi, Fanny Casartelli.
A partire dal 1926, Spighe al vento cambia formato (più grande) e dedica l’intera quarta pagina alla pubblicità. Resta comunque il giornale per tutte le socie, e col passare degli anni di tutte le età.
Nel dopoguerra, per questa rivista è tempo di novità: dall’aprile 1953 cambia la testata, affidata alla creatività della socia Francesca Biro, di Brè, figlia dell’ungherese László Bíró, creatore della penna sfera che prese poi il suo nome. Viene ricompensata con 30 franchi. Una grafica più leggera, essenziale, decisamente moderna, con la sola scritta Spighe, il motto “in Cruce gloriantes” e un logo che riporta tre spighe di grano accanto ad una croce. Talmente moderna che rimane immutata nel tempo fino ad oggi. Nel 1958 si nota un salto di qualità anche nei contenuti: Spighe pubblica interventi di Carlo Colombo, teologo vicino a Montini, futuro Paolo VI, e una serie di figure femminili estremamente attuali: Edith Stein, Armida Barelli, Assunta Goretti madre della piccola Maria, la martire messicana Maria de la Luz Camacho, la missionaria laica Yvonne Poncelet.
Con l’arrivo di don Guglielmo Maestri nel 1954 come assistente dell’Unione femminile, diventa sempre più pressante anche la presenza di don Alfredo Leber, assistente generale dell’Azione cattolica maschile (don Maestri ne è il vice) che inizia a partecipare saltuariamente al comitato direttivo femminile. Da parte sua c’è il tentativo di eliminare Spighe proponendo di sostituirlo con la “Pagina dell’Azione cattolica”, settimanale già presente nel Giornale del Popolo. Le donne del comitato si oppongono, rivendicando e difendendo la loro autonomia. Lasciando cadere la proposta, cade ogni tentativo del direttore del GdP di intromettersi nelle questioni dell’Unione femminile.
Nel 1978 (responsabile Rita Beltraminelli, che l’anno dopo affida il testimone a Rosita Genardini) il giornale si apre a nuove rubriche e nuovi collaboratori. Due in particolare: don Azzolino Chiappini e don Sandro Vitalini il quale, con “Il teologo risponde”, prosegue ininterrottamente la sua collaborazione per 42 anni, fino alla morte avvenuta nel maggio 2020.
Col congresso del 1989 che rilancia l’Azione cattolica in diocesi, Spighe diventa organo di tutta l’associazione, pur rimanendo punto di riferimento imprescindibile per la componente femminile. Con la morte di Rosita Genardini nel 1995, la responsabilità del giornale passa nelle mani di Luigi Maffezzoli, cambia di nuovo formato tornando a quello originario, per poi ritornare di nuovo in mani femminili una quindicina d’anni dopo, prima con Isabel Indino, poi con Lara Allegri che lo traghetta oltre il centenario.