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Una buona primavera nonostante tutto
La speranza primo soccorso nelle difficoltà della vita
Anche questa volta, quando siamo pronti per uscire con il numero di Spighe, la realtà quotidiana ci spiazza. Vorremmo parlare di primavera, di rinascita, di cambiamento ed ecco che si affaccia il coronavirus. Alla radio, in TV, sui quotidiani ormai non sentiamo parlare di altro. Dobbiamo avere paura? Certo il dubbio si fa strada nella mia mente. Il tasso di mortalità è alto, non ho mai visto la sanità cantonale organizzarsi in questo modo. Interi reparti vengono vuotati, pazienti degenti trasferiti in altri ospedali. La gente per strada utilizza delle mascherine e perfino il gesto più normale di stringersi la mano è proibito. Anche le nostre liturgie si sono prima modificate per poter arginare questa epidemia (abolizione scambio della pace, disinfezione delle mani dei sacerdoti, distanze) fino alla loro sospensione a tempo indeterminato.
Che c’entra tutto questo con la primavera? Che posso fare io cristiano in questa situazione? Se potessi ritenere solo una caratteristica del cristiano, questa sarebbe la speranza. Non una vana e non proiettata nel prossimo mondo, bensì una speranza concreta, per il qui ed ora. Quella che mi fa alzare con la luce negli occhi ogni mattina e mi fa confidare nel fatto che qualunque cosa accadrà, sicuramente ci sarà un qualcosa di buono, di bello, di Dio. In qualunque caso ne sarà valsa la pena.
Quella speranza, che non è degli sciocchi, che mi permette di sviluppare la resilienza. Mi fa trovare la forza e l’energia di reagire nelle difficoltà della vita, mi fa ricostruire i sogni, rielaborare le strategie. Mi fa dire che se non posso uscire a cena, beh allora farò la cena più bella possibile in casa! Se non posso andare al cinema, farò il possibile per rendere speciale in film che vedrò alla tele. Se non posso andare a giocare con i miei amici, giocherò coi miei familiari cercando di scoprire il bello nelle persone che ho accanto. Se non posso andare in paesi lontani, guarderò con occhi nuovi le bellezze di quelli vicini. Mi sono spiegata?
Questa è una speranza alla portata di tutti e ci porta poi a lodare il Signore per quanto ci ha donato ora. Si, perché fra tante cose difficili ce ne sono anche di belle. Magari piccole, come un piccolo germoglio che cresce, ma che hanno bisogno della nostra cura per sbocciare e dar luogo a meraviglie.
Credo che Dio respiri in queste piccole cose, rubando il titolo del libro dell’autore citato da Monica.
La vita è un dono stupendo, seppur vissuto in mezzo alle difficoltà. Approfittiamo di questa primavera speciale per crescere in famiglia come ci è raccontato da Pietro, per sbocciare interiormente come ci consiglia Fra Claudio Santus. Prendiamoci questo tempo e fermiamoci a guardare tutto quanto ci circonda. Impariamo a lodare il Signore per le piccole cose e, come ricordato all’incontro del 1° febbraio, approfittiamone per riscoprire Cristo nella nostra vita. Quel Dio che sta nelle piccole cose, in chi ci sta vicino.
Una preghiera inoltre: in questo tempo (e oltre) pensiamo a chi è malato e a chi è anziano, facciamo vivere anche a loro una nuova primavera. Che ne dite di riprendere in mano carta e penna e mandare cartoline, lettere, piccoli pensieri di vicinanza? Anche questo è essere prossimi!