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Consigli per una vita sobria
La povertà: da non confondere con la miseria
Scrivo a me stesso perché lo Spirito di Dio mi aiuti ad avere occhi capaci di vedere ciò che mi attornia, non solo in persone, ma anche con lo stile di vita che si avvicina alla virtù della povertà. Nel nostro dire ci si esprime con l’idea che la povertà sia una cosa da evitare, invece che una virtù da vivere. Forse si confonde la povertà con la miseria, o, venendo fuori, come persona anziana, da una epoca in cui la povertà era faticosa, non si vorrebbe tornare a viverla. La sobrietà è descritta bene dalla comunità delle Suore misericordine di Afagnan in Togo in una delle lettere da loro inviata ai preziosi sostenitori.
Qui abbiamo cibo in abbondanza, anche se non sempre è proprio secondo il nostro gusto. Certo non ci manca il nutrimento.
Abbiamo la luce per vedere anche di sera, abbiamo l’acqua corrente, anche se spesso viene a mancare, ma non siamo certo obbligate a fare chilometri per andare a cercarla…
Vedendo questi bimbi, nel loro ambiente, ci siamo sentite stimolate a non perdere di vista la sobrietà, perché può succedere che si inizi a cercare quello che non c’è o a chiedere altre cose invece di accontentarci di quello che abbiamo già. Anche con poco possiamo diventare troppo ricche, se non accogliamo ogni giorno, con disponibilità e gratitudine, quello che il Signore ci mette davanti, se ci lamentiamo o cerchiamo di soddisfare i nostri piccoli capricci…
Questi bambini sono sempre davanti a noi e ci costringono a guardarci nello specchio e a rivedere la nostra vita. Ci costringono a ricordarci di chi è ricoverato in ospedale solo perché, non avendo da mangiare, si è ammalato! Ci sono tanti pazienti per i quali la vera terapia sarebbe solo una buona e adeguata nutrizione!
Davanti a questi bambini quelli che abbiamo conosciuto, come tanti altri che sono nel villaggio e che ancora non conosciamo, non possiamo rimanere indifferenti; il nostro pensiero corre spesso a loro e, a volte, capita di sentirci a disagio anche nella nostra casetta tranquilla e protetta, perché, se piove, non ci bagniamo, se c’è vento siamo coperte, se siamo stanche abbiamo un letto, ma tutti quelli che sono fuori dalle mura dell’ospedale cosa fanno?
Il cuore è inquieto a questo pensiero, e ci sentiamo provocate a fare di più, a vivere con più radicalità il nostro quotidiano.
La sobrietà è:
- vestire con abiti già usati che fanno bella mostra nei negozi o scegliere tra gli abiti che sono già di collezioni finite (Outlet).
- mangiare le parti dette “meno nobili” di un animale, quali le frattaglie o i rognoni.
- accontentarsi dei vestiti che si hanno nell’armadio.
- vestire abiti intimi perfetti, che nessuno vede, per dare dignità alla propria persona perché racchiude qualità uniche e necessarie agli altri.
- spegnere le luci in casa quando non sono necessarie.
- è uscire al ristorante e offrire la bibita agli amici con i quali si condivide la compagnia e non accettare la ricompensa quando, a volte, offrono anch’essi la seconda tornata. Essere capaci di ricevere un dono senza dare la ricompensa è anche esporsi alla critica per essere dei taccagni o persone con il braccio corto che non giunge fino alla tasca del borsello.
- è acquistare pomodori e patate deformati o più piccoli del solito.
- è interrogarsi sulla quantità e sulla qualità di affetto da offrire ai figli quando si acquista un animale da compagnia, perché quest’ultimo non si superi mai!