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I cento anni dell’Unione femminile cattolica ticinese
Luigi Maffezzoli ci racconta la loro e la nostra storia
Il pregio di questo libro è l’aver collegato, per la prima volta, tutti i frammenti di documenti, di verbali, di prese di posizione, di scambi epistolare, di ricordi personali, di voci, di scritti ha fatto sì che quei mille fili colorati che donne cattoliche, giovani e meno giovani, hanno tessuto sull’arco di questi cento anni, possano venire oggi letti nel loro insieme, sull’arco di tutto un secolo. Un secolo iniziato con la fine di una guerra e l’inizio di una pandemia. Proseguito con un’altra guerra, la cui fine ha coinciso con l’euforia della ricostruzione e la voglia di lasciarsi tutto quanto, al più presto, alle spalle. Un boom che ha portato le città a crescere e le valli a impoverirsi. Che ha riempito le culle e fatto credere che il progresso fosse un’autostrada senza fine. Che ha portato alla rivoluzione del ’68 che ha ridisegnato poteri, ruoli, valori. Che ha portato al crollo di quei poteri, ruoli, valori, senza tuttavia crearne altri. Modificando nel concreto il volto delle famiglie e la condizione delle donne. Che ha portato le donne dall’invisibilità sociale e politica, al voto e all’eleggibilità. E l’UFCT si dimostra una fucina di donne preparate, che osavano organizzare cose, prendere la parola nelle assemblee e non a caso, è tra le sue fila che sono uscite le prime gran consigliere negli anni ’70. Poi, con gli anni ’80, la società ha iniziato a correre. La Chiesa a perdere incisività all’interno delle società e l’UFCT a perdere aderenti. È stato difficile capire in che modo, in questo contesto così mutato, poter continuare a servire la Chiesa. E così, le donne rimaste, hanno deciso di conservare quello che avevano di più prezioso: i loro legami di amicizia, la Casa La Montanina a Camperio e di mettere le loro poche forze e i loro pochi denari, a disposizione dell’Azione Cattolica, che indebolita e boccheggiante, stava per scomparire dal panorama diocesano. A missione compiuta, il tema dello specifico femminile se n’era quasi del tutto andato. Assemblee e cassa in proprio, ma per il resto un piccolo gruppo di amiche saldate insieme da un passato in comune e da un futuro da condividere, inserite nel tronco di una Azione Cattolica, che non ha mai veramente compreso l’importanza del cammino femminile, investendo su giovani e famiglie. Siamo così arrivati agli anni ’10 del terzo millennio. Cambiare o morire. Le donne ne erano ben consce e con lo spirito concreto che le ha sempre contraddistinte, hanno scelto di cambiare. Di nuovo. Una nuova presidente e…avanti. Per strade che credevo nuove, per loro. Ma che ho scoperto essere loro appartenute da sempre. In passato, questo significava impegnarsi per la protezione e la formazione delle donne, agire in ambito sociale e cercare e creare luoghi dove le donne potessero esprimersi. Negli anni 2010 questo diventa un agire ed impegnarsi per far sì che la Chiesa che amano e servono, possa arricchirsi anche dei loro saperi e dei loro talenti, non solo alla base della Chiesa, ma anche là dove si prendono le decisioni. Ora siamo arrivati qui. Il pregio di questo libro è l’aver mostrato che l’UFCT ha saputo accompagnare la vita delle donne cattoliche nel tempo e attraverso le trasformazioni della società. Con intelligenza e sagacia.