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L’incontro con il Cristo vivente
Il valore della presenza all’Eucaristia domenicale
Tra le nuove raccomandazioni del dopo urgenza del Coronavirus vi è la regola 17: “Decade la dispensa dall’obbligo di soddisfare al precetto festivo”.
Non ho sentito richiamare nelle chiese la cessazione di questa dispensa. Mi preme perciò ricordare che la maturità di fede del battezzato è la preghiera e, nella preghiera, la presenza all’Eucaristia domenicale e festiva.
Perché la presenza fisica vale più della visione della Messa in televisione?
La Liturgia è una festa delle persone che formano la comunità della Parrocchia o delle persone che formano una specifica assemblea di studio o di finalità pastorali.
La Liturgia è frutto della fede e del desiderio della comunità di incontrare Dio nelle modalità rituali. Le modalità rituali sono dovute al fatto che Dio è presente in assenza del corpo e, di conseguenza, i riti danno la certezza di toccare Dio, di essere alla sua presenza di vivente che agisce sull’Assemblea e in quel momento rituale.
Vedere l’accoglienza del Corpo di Cristo alla televisione non mi rende vera la presenza di Cristo in me che vedo e non interagisco con il mio corpo mangiando il Corpo di Cristo come nel rito in presenza!
Il Cristo che incontriamo è persona vivente.
Noi abbiamo un corpo, una sensibilità e una fede. Con queste premesse la mia fede diventa certezza che Dio agisce in quel momento sul mio corpo e, attraverso il mio corpo, nella mia persona.
Un malato che sente il gesto dell’unzione vive un momento fisico, una emozione di sensibilità e, nella fede, crede che Dio entri nella sua malattia e provochi un cambiamento anche fisico, non fosse altro che la certezza che Dio lo ama anche se malato e infermo. Dio dona senso anche alla sua povertà fisica e al suo necessitare degli altri. Porta il malato dentro la sua realtà redentiva dal peccato e dalla morte.
La Messa è un insieme di riti che permettono alla comunità di sentirsi in comunione con Dio, ma, l’aspetto ancor più meraviglioso, è che Dio stesso, perché siamo nel novero dei sacramenti, interviene direttamente su di noi e in noi – fede restando -.
Quando andiamo all’Eucaristia Cristo rinnova il suo sacrificio sulla croce e la sua risurrezione e la comunità presente viene rinnovata, perdonata, redenta e sostenuta nei passi di ogni giorno da Colui che, risorto, accompagna come ha accompagnato i discepoli ad Emmaus.
A mio modo di vedere è importante riscoprire l’azione di Dio in noi. La Liturgia non è soltanto la nostra lode e il nostro ascolto della Sua Parola, è un vero incontro con la Persona di Cristo che agisce in noi, ci rende in comunione con Lui, viene a noi e resta con noi. Egli è risorto e vive e ci rende in comunione con tutti coloro che Lui ha redento! È Lui che ci fa Chiesa.
Partecipare ai sacramenti, è dire a Lui: Ho bisogno di te! Aiutami ed entra in me come forza e come presenza che mi tiene lontano dal male e che fa della mia vita un dono ai fratelli nella carità. La presenza diventa segno della mia fedeltà a Cristo e alla comunità perché li cerco e li desidero.
Inutile dire e ricordare che ad ogni sacramento vi sono un segno e un rito spiegati dalle parole del celebrante (olio, pane, imposizione delle mani, acqua, amore) che differenzia e spiega ciò che si riceve da Dio nell’incontro specifico chiamato Battesimo, Confermazione, Eucaristia, Unzione dei malati, Riconciliazione, Ordine sacro e Matrimonio.
La celebrazione dei sacramenti è l’inestimabile fortuna che la Comunità può realizzare perché la loro efficacia si estende a tutti i presenti.
Da queste considerazioni sottolineo quanto Mons. Vescovo Valerio indica nella lettera indirizzata ad Azione cattolica. Il Vescovo dona come caratteristica del laico maturo “coltivare la partecipazione a un’eucaristia domenicale che possa configurare un cammino di fedeltà e di crescita condivisa con gli altri fedeli che vi partecipano”.