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Segni della sua presenza
La celebrazione dell’incontro con Dio
Abbiamo un richiamo dentro di noi per restare con la persona che amiamo, per vivere un dialogo, per accoglierne il respiro, per condividere la giornata, per sentire che lo sguardo con cui ci guarda racchiude l’amore che ha per noi. L’intimità è una ricchezza con la quale la persona che amiamo passa dentro di noi, vi resta e noi siamo presi dal suo contenuto di affabilità e di dono.
Non abbiamo mai pensato che incontrare Dio abbia gli stessi contenuti, perché è una persona che ci ama e che amiamo? A volte sento dire che si va in chiesa per ascoltare la Parola di Dio e per arricchirsi della predica. Raramente ho sentito che si entra in chiesa come si entra nel luogo dove abita Dio per incontrarlo fisicamente e dove possiamo sentirlo, con la nostra fede, attraverso il dono di noi a Lui e accogliere il dono di Lui a noi.
Gesti e segni ci dicono la sua presenza.
La genuflessione d’entrata è il primo gesto da sentire con sentimento e affabilità. Ci presentiamo a Dio come al Padre che ci vuole bene e davanti al quale il gesto della genuflessione è gesto di approccio gentile e forte, pronti al suo abbraccio. Ci fosse l’uso dell’incenso ci aiuterebbe a sentire, attraverso il profumo, la sua invisibile presenza sia nel segno dell’altare, sia nel segno del crocifisso, sia nel segno del tabernacolo, sia nel segno del libro. Ogni volta che il celebrante incensa, noi percepiamo che, attraverso questi oggetti, egli afferma la presenza viva di Dio e che Cristo è la persona attraverso la quale entriamo in Dio. “Io sono la via, la verità e la vita…io sono la porta… chi vede me vede il Padre”.
La Parola scandita e ascoltata alla lettura del Vangelo dall’ambone ci porta a vedere, nel celebrante che legge, il Signore che ci parla. I vestiti del celebrante non sono giacca e cravatta, ma sono di ampiezza e di colore che dicono come il celebrante tiene visibilmente il posto della persona del Signore.
Gesti e segni dicono la nostra intimità con Lui.
Quando ascoltiamo, attraverso i tre piccoli segni di croce sulla fronte, sulle labbra e sul cuore, affermiamo a Cristo che abbiamo sete della sua Parola e promettiamo di pensare ciò che ci dice, di parlare e trasmettere ciò che ascoltiamo e di testimoniare con la vita la Parola che ci nutre. Siamo chiamati e mettere il sentimento e l’emozione vivendo questo momento che è sempre nuovo ed è come una firma in bianco prima ancora di ascoltare la Sua Parola.
La stessa emozione la proviamo quando ci sentiamo commensali della sua ultima cena nella quale la sua presenza si fa Corpo vero con il pane e Sangue vero con il vino. Quel suo donarsi ad amarci fino in fondo (“non c’è amore più grande che dare la vita per i miei amici”) va vissuto con l’emozione di sapere che il nostro cuore e la nostra capacità di amare contengono l’amore che Cristo ha per l’umanità, per la Chiesa e per noi commensali. In questa emozione d’amore ringraziamo Dio per essere partecipi del suo sacrificio, preghiamo per diventare comunione tra di noi e con i fratelli battezzati, ci ricordiamo delle persone che sono trascurate dal nostro amore come i poveri e i sofferenti e, da ultimo, preghiamo perché i defunti trovino nel perdono la partecipazione alla gloria. Questo è il dialogo con l’amore di Cristo che si rivela a noi, sempre in modo nuovo e profondo. La preghiera eucaristica è accogliere il respiro del Cristo, è condividere la giornata, è sentire che lo sguardo con cui ci guarda racchiude l’amore che ha per noi. L’intimità è una ricchezza con la quale Cristo Gesù che amiamo passa dentro di noi, vi resta e noi siamo presi dal suo contenuto di affabilità e di dono.
E quando ci prepariamo ad essere il luogo in cui vive Gesù Cristo? Deve essere una emozione grande perché, mangiando il Pane della vita, Egli entra in noi e noi in Lui tanto che viviamo la comunione perfetta. Egli ci parla ripetendo ciò che nel Vangelo ci ha detto e ci stimola a dare la nostra vita spezzando tempo e qualità con i fratelli. Il silenzio, da seduti nel banco, dopo aver ricevuto la Comunione con Lui è tempo ricco, non per pregare, ma per ascoltarLo e donargli la nostra capacità di amare da condividere con i fratelli in modo che Lui possa cambiare il mondo.
Proviamo a celebrare con sentimento e fede l’incontro domenicale e prenderemo passione per questo momento settimanale.” Ecco, io sto alla porta e busso. Se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta, io verrò a lui, cenerò con lui ed egli con me” (Ap 3,20).