Che cosa posso fare per renderti felice?

Che cosa posso fare per renderti felice?

La storia vera dello scrittore Richard Evans


«Mio marito (o mia moglie) non vuole cambiare! Ci ho provato troppe volte. Non ce la faccio più!» Quante volte ognuno ha partecipato ad uno sfogo di un uomo o di una donna che racconta la voglia di separarsi. O anche personalmente, in prima persona. Il tema, diciamolo, è delicato. Quando c’è una separazione, poi, è ancora più complicato individuare la responsabilità. Anche perché il concetto di colpa spesso accresce ancora di più la distanza…

Sono stato molto colpito da un racconto di un famoso scrittore americano, Richard Evans, e di sua moglie Keri. Ve la faccio breve anche perché la storia completa, si trova facendo una ricerca su Internet. Richard litiga spesso con sua moglie; lo salva il fatto che è spesso in giro per il mondo per le presentazioni dei suoi libri. Un giorno, al culmine di un litigio in cui la moglie gli attacca il telefono in faccia, Richard inizia a stare male: «Allora mi rivolsi a Dio – racconta Richard –, o meglio me la presi con Lui! Non so se urlare a Dio possa considerarsi una preghiera o meno ma, qualsiasi cosa fosse, non lo dimenticherò mai. Ero nella doccia dell’hotel Ritz-Carlton di Atlanta e gridavo a Dio che il matrimonio era uno sbaglio, che non ce la facevo più. Dentro di me sapevo che era una brava persona e che io lo ero a mia volta. Allora perché non riuscivamo ad andare d’accordo? Perché lei non cambiava? Alla fine, a pezzi, scoppiai a piangere. Anche in quel buio riuscii a vedere una luce. Non puoi cambiarla, Rick, puoi solo cambiare te stesso. In quel momento iniziai a pregare. “Dio, se lei non può cambiare, allora cambia me”. E pregai fino a tarda notte.»

La storia iniziò a cambiare al ritorno dal viaggio. Richard domanda a Keri: «Cosa posso fare per renderti felice?». Una domanda che non sortì subito grandi effetti. Anzi, sembrava fare arrabbiare ancora di più la moglie. Ma Richard non mollò. Ogni giorno la stessa domanda. Poi, alla seconda settimana, il miracolo. «Alla mia domanda gli occhi di Keri si riempirono di lacrime e scoppiò a piangere. Quando riuscì a parlare disse: “Ti prego smettila di chiedermelo. Non sei tu il problema, sono io. Vivere con me è difficile, non so perché resti insieme a me”. Le sollevai dolcemente il mento per guardarla negli occhi e dissi: “Perché ti amo. Cosa posso fare per rendere migliore la tua giornata?”.

La costanza di Richard ha aperto il cuore di Keri; non deve essere stato facile per lui anche perché il peso del passato e le risposte di Keri sfiancavano. Ma non ha mollato. E ora sono una coppia felice capace di sostenersi e vivere la grazia del perdono. E da loro, il messaggio è arrivato ai figli, agli amici, a noi tutti.

Personalmente questa storia mi aiuta a cambiare prospettiva: perché è sempre chi mi sta di fronte che deve cambiare? Non sono forse io il primo a fare il primo passo? Questa storia ci può insegnare molto perché ci fa entrare nel concetto di responsabilità personale del bene altrui. Al posto di guardare il prossimo con l’occhio del fariseo, la proposta è quella di guardare il prossimo con gli occhi di Gesù che dice ad ognuno di noi: cambia il tuo cuore e vivi dell’amore che ti dono ogni secondo della tua vita.