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Custodire il fuoco
La scelta di vivere da protagonisti
Sto leggendo il libro di Papa Francesco “Ritorniamo a sognare” Ed. Piemme 2020, in cui si parla del
Covid-19 e delle sue conseguenze. Il coronavirus non si modifica solo lui, ma modifica lo stile di vita delle persone e chiede di cambiare gli atteggiamenti attraverso la cosa più necessaria che è il discernimento. A pagina 66 vi è una citazione di Gustav Mahler, il grande musicista, che afferma: “La tradizione è custodire il fuoco, non adorare le ceneri”. Penso che la frase indichi anche la nostra modalità di celebrare i cento anni di Spighe. Sono cento anni di fuoco e non un cumulo di ceneri.
Il fuoco per noi cristiani è un simbolo forte dato come attributo allo Spirito Santo. Se contemplassimo l’agire dello Spirito del fuoco in questi 100 anni trascorsi da Azione Cattolica vedremmo un nutrimento continuo da parte delle persone di preghiera e di ascolto della Parola di Dio. Vedremmo cento anni di persone, di una certa cultura, che erano capaci di accendere il fuoco anche nelle persone vicine. Taluni hanno fatto scuola o avevano posti chiave nella professione e hanno acceso il fuoco missionario; nella gioia hanno proposto Gesù Cristo come stile di vita e come persona che chiede di costruire la storia degli uomini sulla terra in un determinato contesto storico.
Lo Spirito del fuoco ha riscaldato famiglie e villaggi. Ha riscaldato gli animi perché non si scoraggiassero nei dopo guerra, li ha riuniti come gruppo e come famiglia attorno all’ideale del Vangelo.
“La spagnola” che le persone hanno vissuto nel 1922 è stata il dopo guerra; ha portato molti ad emigrare in terre lontane in cerca di pane. Chi è rimasto in paese aveva il compito di ricostruire un tessuto sociale nuovo, su basi solide di giustizia e di valore della persona. Il discernimento della luce dello Spirito del fuoco ha suggerito loro di camminare verso Cristo.
Oggi lo stesso Spirito del fuoco ci chiede di formare un mondo nuovo, fatto di incontro di giovani e anziani, perché insieme si possa sognare un futuro che accomuna ogni persona allo stesso benessere. Lo Spirito del fuoco chiede di partire dal dono del necessario per giungere alla rinuncia del superfluo, perché, donando anche parte del necessario, gli emarginati possano rientrare nei margini che noi stessi avevamo fissato.
Lo stesso Spirito ci chiede di imparare a discernere attraverso la preghiera e attraverso il mettersi in gruppo perché il post Coronavirus è di tutti. Tutti abbiamo dovuto prendere la piega del distanziamento sociale e siamo entrati nel bagno del digitale. Lo Spirito del fuoco ci chiede di immettere i sentimenti nella vita, perché il digitale non offre le cose più importanti del vivere. Ci chiede che si dia la stessa dignità a tutte le categorie di persone. Non possiamo vivere nel narcisismo di credere alla libertà individuale eretta come idolo, ma siamo chiamati a sentirci protagonisti nel difendere gli altri, anche con il portare le mascherine e accettando le limitazioni dei viaggi e delle vacanze.
Cento anni di fuoco…”la tradizione è custodire il fuoco, non adorare le ceneri”. (G. Mahler)
Abbiamo davanti un tempo in cui siamo chiamati non a lamentarci, ma a vivere da protagonisti entusiasti, perché capaci di soffiare su ogni luce fioca di carbone acceso, perché diventi un fuoco vivo.