Dal sepolcro alla risurrezione: lo sguardo sulla pietra

Dal sepolcro alla risurrezione: lo sguardo sulla pietra

L’ostacolo fra noi, il Cristo e i fratelli


“Pasqua è voce del verbo ebraico che significa “passare”. Non è festa per residenti ma per coloro che sono migratori che si affrettano al viaggio. Da non credente vedo le persone di fede così, non impiantate in un centro della loro certezza ma continuamente in movimento sulle piste. Chi crede è in cerca di un rinnovo quotidiano dell’energia di credere, scruta perciò ogni segno di presenza. Chi crede, insegue, perseguita il creatore costringendolo a manifestarsi. Perciò vedo chi crede come uno che sta sempre su un suo “passaggio”. Mentre con generosità si attribuisce al non credente un suo cammino di ricerca, è piuttosto vero che il non credente è chi non parte mai, chi non s’azzarda nell’altrove assetato del credere. Ogni volta che è Pasqua, urto contro la doppia notizia delle scritture sacre, l’uscita d’Egitto e il patibolo romano della croce piantata sopra Gerusalemme. Sono due scatti verso l’ignoto. Il primo è un tuffo nel deserto per agguantare un’altra terra e una nuova libertà. Il secondo è il salto mortale oltre il corpo e la vita uccisa, verso la più integrale risurrezione. Pasqua è sbaraglio prescritto, unico azzardo sicuro perché affidato alla perfetta fede di giungere. Inciampo e resto fermo, il Sinai e il Golgota non sono scalabili da uno come me. Restano inaccessibili le alture della fede. Allora sia Pasqua piena per voi che fabbricate passaggi dove ci sono muri e sbarramenti, per voi operatori di brecce, saltatori di ostacoli, corrieri ad ogni costo, atleti della parola pace”.  (Erri de Luca)

Quante pietre d’inciampo incontriamo durante la nostra vita? Ostacoli che si pongono fra noi e Cristo, fra noi e la vera gioia? Come la pietra del sepolcro che un giorno è rotolata via, rivelando la risurrezione. 

Quella pietra che oggi è scetticismo, è egoismo, è un desiderio di potere, è voglia di ricchezza. Il messaggio che Gesù ci porta va oltre quella pietra. Oltre la prima evidenza. Chi guarda deve però mettersi nella posizione di poterlo fare: in contemplazione. Lo sguardo contemplativo che si pone sulle cose fa emergere il bello di queste. 

Così gli elementi e gli avvenimenti si ordinano in maniera differente e possono essere letti all’interno di una storia che li riempie di significati. Come le perline di una collana, che da sole possono essere caos sparso, e assieme creano un’armonia. Così la Chiesa. 

Sotto uno sguardo invece superficiale, “non è strano che ogni cosa si trasformi in oggetto di uso e abuso senza scrupoli” (Papa Francesco). 

Mi colpisce della vita del Cristo, come per molti sia divenuto uno scarto. Eliminabile, scambiabile con un farabutto come Barabba, condannabile a morte, seppur innocente.  Non differentemente, potremmo dire, da tanti uomini e donne che si vorrebbero lasciar morire affogati nel mare, rei di essere partiti alla ricerca di una vita diversa. Non differentemente da tanti bambini sfruttati per la moda a basso costo che noi indossiamo e buttiamo con leggerezza. Merce a basso costo, scarti. 

Il mio essere cristiana capisco che si gioca nelle scelte della quotidianità, nel mio essere disponibile allo scambio con l’altro (anche se diverso), nell’acquisto dei beni. Sono le nostre azioni a fare la differenza, come ricordato nella campagna ecumenica 2023 di Azione quaresimale. 

Siamo abitanti della casa comune che ci è donata, comunità di fratelli e sorelle, tutti ugualmente responsabili gli uni degli altri. 

È la cura a generare salvezza, e avviene cambiando lo sguardo anche nelle situazioni più disperate. La pietra è rotolata via, Cristo è risorto! Alleluia!