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“Di ogni cosa rendete grazie”
Letizia, pace e gratitudine sono interdipendenti
Dopo un anno di pandemia la mente di molti di noi è focalizzata sui numeri che vengono quotidianamente resi noti, tramite i media, relativi al numero di contagiati e di decessi. In queste ultime settimane questo numero ha ripreso a salire, tanto che si ventila l’ipotesi di una terza ondata. Allo stesso tempo i titoli di giornale ci rendono attenti ai danni psicologici che molte persone stanno riportando a causa della pandemia. Si cerca allora di trovare altrove quella felicità che sarebbe stata altrimenti veicolata da abbracci che ora ci mancano come l’aria: chi forse sta mangiando troppo, altri che si danno allo shopping online, taluni passano troppo tempo sui social, altri decidono che “Basta! Stanno esagerando, noi abbiamo il diritto di uscire, non possono proibircelo!”.
San Paolo scriveva ai Filippesi: “Siate sempre lieti, pregate incessantemente, in ogni cosa rendete grazie; questa è infatti la volontà di Dio in Cristo Gesù verso di voi” (Fili 4, 6-7) e ancora ai Colossesi: “E la pace di Dio regni nei vostri cuori, perché ad essa siete stati chiamati in un solo corpo. E siate riconoscenti!” (Col 3, 15).
Non si può disgiungere quindi la letizia e la pace dalla gratitudine. Ma cos’è la gratitudine? Scriveva Roberts nel 1991: “La gratitudine non è merce consegnata in risposta al pagamento. È una risposta a un dono … La gratitudine, come risposta a un dono, è anche una forma di generosità, di accreditare con gentilezza l’altro per qualcosa che non era strettamente dovuto”. La gratitudine inoltre “è anche un potente strumento per rafforzare le relazioni interpersonali. Le persone che esprimono la propria gratitudine tendono ad essere più disposte a perdonare gli altri e meno narcisistiche” (DeShea, 2003; Farwell & Wohlwend-Lloyd, 1998).
La gratitudine però non è una caratteristica innata di ciascuno di noi, va oltre il grazie che diciamo in maniera quasi automatica quando la cassiera ci dà il resto, senza realmente metterci il cuore e la mente. La gratitudine richiede una nostra attenzione, una nostra intenzione e azione. Soprattutto va esercitata, ogni giorno. Dobbiamo uscire dall’ottica, se ancora ci capita, di pregare solo quando siamo nel bisogno e aumentare quella che chiamiamo preghiera di lode. Un rendere grazie a Dio e ai nostri fratelli di quanto abbiamo ricevuto, senza spesso meritarcelo. Rendere grazie per la vita, per la bellezza del luogo in cui viviamo, per le persone che ci sono messe di fianco, per il lavoro che abbiamo e per quegli amici che ci stanno aiutando. Grazie per il tramonto, per i fiori che stanno spuntando copiosi. Abbiamo veramente tante cose di cui essere grati, dobbiamo però imparare nuovamente a riconoscerle, togliendo loro quello strato di polvere che si chiama abitudine, scontatezza. Così potremo essere più felici.
Luca nel suo vangelo ha scritto di Gesù: “Poi, preso un pane, rese grazie, lo spezzò e lo diede loro dicendo: Questo è il mio corpo che è dato per voi; fate questo in memoria di me” (Lc 22,19).
Con questo numero di Spighe cerchiamo quindi di esplorare le dimensioni della gratitudine, ma non ci fermiamo qui. Troverete anche tanti fatti di attualità e una nuova proposta per un cammino insieme di Azione cattolica: Piccoli gesti per cambiare lo stile di vita.