Dove due o tre sono riuniti nel mio nome: la Chiesa

Dove due o tre sono riuniti nel mio nome: la Chiesa

Il gruppo è lo stile di Azione Cattolica


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L’aspetto che ho sperimentato più difficile è la proposta di ritrovarsi in gruppo. In gruppo perché ci si senta Chiesa; in gruppo perché la fede cresce stando nella comunità; in gruppo perché è uno stile di vita stampato in noi da quel “due o tre riuniti nel mio nome e io sono in mezzo a loro”.

Si ha paura di farsi vedere in gruppo. Ma non siamo gregge, non siamo bande di vandali. Non siamo nemmeno isole. Siamo membri di una comunità e voluti in comunità fin dalla nascita perché siamo nati in una famiglia, accolti in una comunità con il Battesimo.

Ci vuole un laboratorio di speranza anche per creare la gioia di ritrovarsi come gruppo. 

Si mette in risalto la mancanza di tempo, l’impegno professionale e di famiglia, l’essere bravi genitori, i migliori papà del mondo, le migliori mamme del mondo e si propone che, invece della porta di casa che fa entrare nell’individualità, vi sia una soglia più spaziosa: l’entrata in una piazza. 

L’entrata di una piazza non ha porte, ma strade; non ha finestre, ma vetrine e monumenti che indicano la storia di un villaggio o di una città. Starci, anche solo a guardare, incoraggia il desiderio di vivere la piazza che è il luogo della vita comunitaria. I caffè e i negozi, le banche, la Posta, tutti i servizi, dal calzolaio al parrucchiere…tutto è sulla piazza. Ma che sarebbe una piazza senza la gente?

Ed ecco che si scopre la bellezza dell’aspetto comunitario della vita. Sabato ci troviamo con tutta la famiglia e con le famiglie dei partecipanti al Gruppo di AC in piazza a bere il caffè e a mangiare il gelato. Un laboratorio di speranza perfettamente riuscito che è il primo passo per riscostruire la gioia di trovarsi in gruppo e non essere più isole.

L’arricchimento del gruppo.

Non credo di affermare grandi novità se dico che il gruppo arricchisce l’esperienza individuale. Tanti occhi, tante mani, tante labbra possono mostrare le sfaccettature di una tematica messa sul tavolo da contemplare. La differenza di vita, di professione e di esperienze, le scuole e gli avvenimenti diversi che ci hanno plasmato danno ad ognuno dei membri del gruppo una visione diversa di ciò che sarà obiettivo comune.

Chiedessimo anche di scegliere un salmo bello, ognuno troverebbe la bellezza in una espressione poetica diversa.
La persona che guida il gruppo è importante perché non dovrebbe lasciar divagare dal tema. Dovrebbe saper sottolineare gli aspetti di novità nell’apporto di ognuno. Non la migliore idea del gruppo, ma la miglior sottolineatura nel dire di ognuno. La serietà della vita di gruppo ha ovviamente un verbale che poi segnerà il progredire di AC nella vita della Parrocchia.

Da ultimo ritengo che, se siamo Associazione Diocesana, occorre essere attenti a chi è preposto all’Associazione nella Diocesi e avere la sensibilità di accogliere le proposte che sgorgano da una visione più ampia che non quella della singola Parrocchia. Di qui l’abbonamento a Spighe, la partecipazione all’Assemblea e al comitato diocesano, insieme alla preoccupazione di far pervenire alle istanze superiori le idee della sezione parrocchiale.