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“Fiorisci dove il Signore ti ha piantato!”
La testimonianza della signora Linda
Domenica 15 maggio, con altri testimoni, Francesco ha canonizzato Carlo De Foucauld. Qualsiasi canonizzazione ci interpella, prima di tutto affinché comprendiamo meglio in che cosa consiste la santità dal punto di vista cristiano. Chi sono i santi e le sante, e perché possono interessare oggi ogni credente. Spesso, pensiamo ai santi come intercessori, cioè “qualcuno” che possiamo pregare, sulla cui intercessione confidare. Questo è vero, ma molto parziale. Santi e sante, cioè credenti che la Chiesa riconosce in maniera particolare, pubblica, sono prima di tutto e soprattutto testimoni di una vita conforme e fedele al vangelo (anche se in forme diverse nelle differenti età della storia). Nella celebrazione del 15 maggio, i testimoni furono numerosi. Credo di poter pensare che uno tra tutti testimonia in maniera più evidente e più forte l’anima dello stesso Papa: fratello Carlo di Gesù.
Oso qui un riferimento personale. Ricordo, e questo non mi ha mai abbandonato, l’impressione quando, attorno ai quindici anni, lessi la biografia, la prima allora in circolazione, di De Foucauld. Poco dopo, incontrai (e devo dire la grande riconoscenza a Monsignor Ernesto Togni allora vicerettore del seminario) il libro “Come loro” di René Voillaume, fondatore dei Piccoli Fratelli di Gesù, un libro e una delle comunità nati dallo spirito di Fratello Carlo.
La vita di Carlo de Foucault, marcata da un percorso complicato, ma a partire da un momento segnata dalla ricerca della verità più forte, e poi, dopo l’esperienza della fede ritrovata, dall’unica preoccupazione della fedeltà più assoluta al vangelo rimane una delle testimonianze cristiane più forti anche nel nostro tempo. Tanto si potrebbe ricordare, ma c’è un aspetto fondamentale che proviene dalla radicalità evangelica. Carlo ha scoperto la sua vocazione di “fratello universale”: e questo vissuto in totale coerenza fino alla morte, convinto di essere sulla strada del suo “amato fratello e Signore Gesù”. Proprio qui, percepisco una grande vicinanza di Papa Bergoglio. “Fratelli tutti” non è soltanto il titolo di una lettera enciclica del Papa, ma l’espressione, in tanti modi ripetuta, del suo modo di intendere la parola di Gesù e uno, anzi l’unico modo di vivere la fedeltà al vangelo. Al di fuori di questa fratellanza, che deve essere universale, senza esclusioni, non esiste una vita cristiana autentica. Senza esclusioni, ma con una necessaria preferenza per i più piccoli, più deboli, più poveri, più sofferenti.
Il legame di Papa Bergoglio con san Francesco è evidente, da tanti punti di vista. C’è un aggettivo caratteristico del Santo di Assisi: piccolo o minore. Carlo di Foucauld, quando si definisce “fratello universale”, si pensa e definisce come “piccolo”. Anche questa autocoscienza richiama chiaramente il vangelo. Si potrebbero citare diverse parole di Gesù, ma basta il riferimento al suo discorso in un certo senso fondamentale, a cui tutto rimanda: la proclamazione delle beatitudini. Non si può vivere la fraternità senza la coscienza della propria piccolezza. Il vangelo non è dei potenti, ma dei poveri, degli umili, come proclama anche il cantico di Maria. E questa è la testimonianza di Carlo de Foucauld.