Francesco e la guerra

Francesco e la guerra

Essere figli di Dio, non di Caino


Chi è profeta? Non necessariamente un santo, un mistico, anche se spesso questi lo sono. Un profeta è una persona che osserva la realtà, che la “legge”, cioè cerca di interpretarla, di scoprire un senso e di indicare poi il necessario comportamento. Nella Sacra Scrittura il profeta interpreta e suggerisce in nome di Dio. Nella storia un credente rivolge una parola urgente, spesso bruciante, appassionata e interpellante dentro la storia, a partire dalla Parola di Dio. E spesso il suo intervento ha anche uno scopo e un significato politico (che tocca e coinvolge la polis, la società e la comunità umana di uomini e donne). Purtroppo, troppe volte, come Geremia è inascoltato, e allora è il disastro, la tragedia per la società dalle orecchie chiuse. 

Di papa Francesco si possono dire tante cose, con ammirazione e condivisione, su certi gesti o discorsi si può dissentire. Nell’attuale contesto geopolitico di guerra in Europa, non è permesso lasciare la sua voce, come quella di un profeta inascoltato, una voce che grida inutilmente. Questa pagina potrebbe essere riempita facilmente da citazioni dei suoi interventi. Assieme ricordiamo alcuni gesti, alcune espressioni che hanno un valore e un vigore, al di là delle attuali circostanze (sarebbe tanto bello che all’uscita di questa riflessione la guerra sia terminata!). Papa Francesco, nonostante le critiche, non si è schierato: soprattutto all’inizio non ha mai nominato l’aggressore, e sempre ha riconosciuto e chiesta pietà e accoglienza per le vittime. C’è una sua parola molto forte, che definisce la guerra, ogni guerra, come un sacrilegio, perché non è soltanto offesa all’uomo, ma è direttamente offesa a Dio, in quanto colpisce e distrugge l’essere umano, immagine di Dio e amato da Dio. Da questo punto di vista, nessuna guerra si giustifica (e non esiste, come spesso sostenuto in passato “una guerra giusta”). È lecita la difesa? Evidentemente, ma non con tutti i mezzi immaginabili, e sempre strumenti di morte. La storia conosce anche forme di resistenza passiva efficaci. Mai Caino può essere considerato una figura che rappresenta l’umanità. Per qualcuno questo discorso sembra quello dell’utopia: ma l’utopia ha molte volte modificato in meglio la storia dell’umanità. 

Parlando della guerra, papa Francesco ha spesso ricordato il male intrinseco della fabbricazione e vendita delle armi. Dobbiamo avere il coraggio di riconoscere (anche se molti non saranno d’accordo, specialmente chi ci lucra!), che si tratta di un’attività intrinsecamente cattiva, una piaga dell’umanità, che spesso porta morte molto lontano dal luogo della fabbricazione. 

Papa Francesco ha invocato almeno una tregua pasquale. Inutilmente. Ha suggerito un gesto simbolico di forte impatto, di valore profetico. In occasione della via crucis del Venerdì Santo a Roma, ha chiesto a due donne, una russa e una ucraina di dire la preghiera della 13ma stazione. L’ambasciatore presso la Santa Sede di una delle due parti ha protestato. C’è stata una modifica. Ma le due donne, russa e ucraina, c’erano, vicine, assieme sostenevano la croce. In grande silenzio. È stato, è un grande momento profetico. Noi tutti, uomini e donne, non siamo figli di Caino, ma di Dio, Dio della vita e della pace.