Fratelli in un’unica casa

Fratelli in un’unica casa

Sul recente viaggio del Papa in Iraq


Najaf, sud dell’Iraq, 6 marzo 2021. Due anziani, seduti uno di fronte all’altro, in una stanza sobria, dietro loro una parete intonacata. Uno, Papa Francesco, vestito di bianco, l’altro, il Grande Ajatollah Al-Sistani, di nero. Il Vescovo di Roma e la massima autorità spirituale dei musulmani sciiti in Iraq si incontrano per concordare un patto di “Amicizia e collaborazione tra le religioni”.

Si guardano negli occhi, in silenzio, come due fratelli che si ritrovano dopo tanto tempo e si riconoscono.  Sono a 300 km da Ur dei Caldei, la città del Patriarca Abramo, il progenitore delle tre grandi religioni monoteiste, venerato da ebrei, cristiani e musulmani. 

Ur: la casa comune. A volte si deve tornare alla casa paterna per ricordare che si è fratelli, che il rispetto reciproco e il dialogo vanno ripristinati e nutriti.

Un viaggio a lungo preparato, la prima volta di un Pontefice nella terra di Abramo; forse l’appuntamento più importante del pontificato di Francesco. 

Ancora oggi i musulmani si dividono in due comunità, sciita e sunnita; con la guida spirituale dei Sunniti, il Grande Imam Ahmad Al-Tayyeb, Francesco aveva già firmato il 4 febbraio 2019 ad Abu Dabhi  il “Documento sulla fratellanza umana per la pace mondiale e la convivenza comune”, che ha stimolato l’Enciclica Fratelli Tutti: “ Con il grande Imam Ahmad Al Tayyeb abbiamo ricordato che… è importante consolidare i diritti umani generali e comuni, per contribuire a garantire una vita dignitosa per tutti gli uomini in Oriente e in Occidente” (cfr ibid, 136). 

Ancora Iraq, cambio immagine: l’incontro interreligioso nella piana di Ur, e l’invito di Papa Bergoglio: “Sta a noi dissolvere con chiarezza i fraintendimenti. Non permettiamo che la luce del cielo sia coperta dalle nuvole dell’odio! Ostilità, estremismo e violenza non nascono da un animo religioso: sono tradimenti della religione!”

Un viaggio di quattro giorni in Iraq, nelle terre devastate da guerre e terrorismo; Francesco ha pregato tra le macerie e gli altari spezzati lasciati dai combattimenti. Nel paese in cui i cristiani sono passati da 1,6 milioni a 300.000 nel giro di vent’anni, la dichiarazione di Al Sistani dopo il colloquio col Papa è epocale: “I cristiani devono vivere in pace e in sicurezza”. 

L’intreccio tra le religioni ai nostri giorni è inestricabile, in particolare in Medio Oriente.  A Baghdad il Papa celebra Messa con il rito caldeo, liturgia della chiesa cattolica locale. E ci sono cristiani di lingua araba che si rivolgono a Dio chiamandolo Allah. Dopo la Messa nello stadio di Erbil, il Papa saluta con queste parole: “Salam, salam, salam! Dio vi benedica tutti! Dio benedica l’Iraq! “

Sembra facile dire “Fratelli Tutti”, ma la fratellanza non è di per sé una relazione scontata, va costruita: la vicenda di Caino e Abele ci insegna qualcosa in merito; e le guerre più massacranti della storia sono spesso avvenute per questioni di eredità.

Avere un fratello è innanzitutto avere qualcuno con cui dover dividere l’amore dei propri genitori, del quale vorremmo avere l’esclusiva, significa “Non è tutto mio”.

La foto dei due venerabili saggi infonde speranza e coraggio.

L’avvenire si costruisce insieme, oppure non c’è.