Gli alpeggi, ai confini del tempo

Gli alpeggi, ai confini del tempo

Meraviglie del nostro territorio


Il Ticino non è fatto da montagne che emergono dalle pianure ma è una terra alla rovescia, plasmata in un blocco di rocce, sollevata verso l’alto e poi scolpita verso il basso dalle pazienti mani dei fiumi e dei ghiacciai. Le esigue pianure e zone collinose – dove viviamo noi – sono fessure tra catene di montagne che concatenano un paesaggio verticale. 

La meraviglia di questo mese di Spighe dedicato all’abbondanza è proprio lassù in alto, disseminata tra i limiti dei boschi e le rocce delle vette: la terra degli alpeggi, infiniti pianori e anfiteatri che si aprono come una ricompensa su valli sospese. Un tempo erano luoghi abitati e sfruttati d’estate come pascoli per il bestiame e la produzione di prodotti caseari. Da qui la necessità di costruire anche oltre i 2000 m semplici edifici per lavorare il latte, stalle e cascinali. Lasciamo descrivere questo mondo sospeso a Plinio Martini: “I sentieri temerari per raggiungere le cenge, con l’incavo giusto per il piede e la fessura giusta per le dita; i fienili e le baite costruiti nei luoghi più impensati; le caverne adattate a ovili e abitazioni di fortuna, le pazienti carraie, le croci che ricordano i caduti della montagna. Era una lotta quotidiana contro la fame” (Nessuno ha pregato per noi, p.65); 

Molti alpeggi sono ancora caricati e quindi si può pensare a una piacevole escursione in cui degustare un bel pezzo di formaggio, ma molti altri luoghi non sono più utilizzati da anni se non da decenni. Si trovano allora relitti di pietra di un tempo ormai passato, rovine che ritornano alla natura, continuando a testimoniare le fatiche di un tempo. Andare lassù significa anche capire che tipo di esistenza si faceva fino a pochi anni fa e in un mondo così aspro immaginare il sollievo dato dalla fede e dalla speranza di vivere poi in Dio. Oppure in una cappellina votiva cogliere nei semplici colori degli affreschi il richiamo del Cielo. 

Dove andare di concreto? Per visitare alpi ancora caricati c’è l’imbarazzo della scelta, si può ad esempio consultare il libro Alpeggi Ticino e Moesano edito da Salvioni. Per immergersi invece in mondi del passato ecco due proposte: i “sentieri della transumanza” in Valle Bavona e le “ricomposizioni” promosse dall’architetto Martino Pedrozzi all’Alpe di Sceru in Valle Malvaglia, dove i perimetri diroccati di stalle sono stati riempiti con le piode e le pietre cadute, creando un volume pieno che dà traccia di ciò che era e non è più. Un’icona di questo mondo sospeso.