Il Sinodo è un viaggio

Il messaggio del vescovo Valerio


Il Sinodo dei vescovi è previsto a Roma per il 2023 ma il Papa ha voluto un lungo avvicinamento in tutte le diocesi del mondo. 

L’indicazione più importate è che il processo Sinodale è prima di tutto un processo spirituale. Non è una serie di riunioni e dibattiti; c’è anche questo ma non è la sostanza. L’ascolto sinodale è orientato al discernimento. Parola chiave del magistero di Francesco. Siamo invitati ad invocare il dono dello Spirito per rilanciare il dono della Chiesa. Questo a due livelli: quello personale e quello comunitario. Ascoltarci e ascoltare i segni del tempo per discernere ciò che Dio sta dicendo a ciascuno di noi. 

Ascolto di Dio fino a sentire con lui il grido del popolo. Ascolto del popolo fino a sentire la volontà a cui Dio ci chiama. Entriamo in un clima spirituale. 

La parola Sinodo (= il viaggio che si fa insieme) di per sé ci risuona abbastanza familiare. Questo termine viaggio è da riprendere nel suo richiamo più originale e concreto. Cos’è fare un viaggio? Nel film “Il tè nel deserto” di Bertolucci vengono descritti 3 tipi di viaggiatori: 

  1. Il turista: questi programma un periodo in cui lascia la sua casa per fare un momento altrove ma poi sa benissimo che ci tornerà. Sta andando via, ma prepara già la casa per il suo ritorno. Il viaggio darà degli stimoli nuovi ma ti aspetti in realtà di consolidare ciò che stai già vivendo. 
  2. L’esploratore: costui visita una terra nuova e vuole ricavarne una conoscenza che non c’era prima. Come, ad esempio, Charles de Foucault in Marocco. Ha portato nuove conoscenze. Ha rischiato. L’obiettivo non è andare oltre ma tornare con delle informazioni, delle esperienze che possono arricchire il punto di partenza. 
  3. Il vero viaggiatore però è colui che si mette in cammino ma non pensa di tornare alla propria patria. Il cammino della fede in fondo è questo… Abramo quando si mette in cammino non pensa alla patria che ha lasciato, ma pensa a una patria dove andare… quella patria, quella città, quel modo di essere insieme che è ancora in attesa di ricevere. Una realtà a cui si attinge come compimento di una promessa. 

Questa differenziazione ci permette di capire quale tipo di proposta ci è fatta e come vogliamo accoglierla. Essere cristiani significa essere dei viaggiatori, quelli della via. I primi discepoli sicuramente non pensavano al viaggio turistico, ma al grande viaggio della vita attraverso colui che è via, verità e vita, verso la terra promessa. 

Nella pratica, ogni persona, ogni gruppo, ogni realtà ha la possibilità di riflettere sui dieci quesiti sinodali, magari scegliendone qualcuno, approfondendolo e dando dei contributi al cammino comune. Questa è la prima parte. 

Nella seconda parte dell’anno il Vescovo spera che l’équipe designata possa proporre un cammino mettendo i punti della lettera pastorale in schede in modo da continuare questa dinamica. La speranza è che ci prendiamo gusto e troveremo anche l’energia per credere fino in fondo che insieme, anche con le nostre ferite e le nostre fatiche, lo spirito del Signore può guidarci ad essere Chiesa nel nostro tempo.