La cura… di due cure

La cura… di due cure

L’assistenza spirituale di anziani e ammalati


In uno dei miei corsi di formazione per rimanere accanto agli anziani e ai malati ho incontrato una dottoressa, Chiara, che ha istruito me e tutti i partecipanti sulle cure da trasmettere ad anziani e a malati gravi.
Ringrazio Chiara, perché mi ha trasmesso la cura dell’interiorità della persona. Al corpo e alla malattia ci pensano i medici e gli infermieri insieme al personale di cure a domicilio.
Ci dobbiamo preoccupare, nell’incontro con anziani e malati, di due cure importanti.

LA CURA DELL’AUTOSTIMA.
L’autostima è la premessa per essere contenti di aver vissuto la vita, la propria vocazione, la propria professione.
Aver vissuto una professione, aver messo al mondo dei figli e progettato un futuro come coppia, essere stati capaci di guadagnare con il sudore il necessario per i bisogni della famiglia, essere stati capaci di affrontare le difficoltà, aver nutrito la propria fede – per chi ce l’ha – sono i punti forza con i quali sollecitare la persona a sentirsi realizzata. Prendere atto della presenza di queste ricchezze interiori aiuta a lucidare il tassello personale del mosaico della famiglia, della comunità e del tempo in cui la persona ha vissuto.
Senza autostima non ci sono né speranza, né riconoscenza, né senso di aver dato il possibile per lasciare il mondo meglio di come l’abbiamo ricevuto. Senza autostima nasce la delusione come se si fosse sprecato il tempo che andava invece vissuto.

LA CURA DELL’ANNUNCIO CHE DIO TI ATTENDE PER UN ABBRACCIO.
La seconda cura, per nulla secondaria, è annunciare che vi è un Dio persona viva che ci attende. È un Dio del quale abbiamo bisogno l’abbraccio come momento d’amore.
Lui ci ha voluto alla vita, Lui ci ha fatto dono di doti, di qualità e di grazie, Lui ci ha sempre amato e, se, come risposta, lo abbiamo scelto durante la vita, anche all’ultimo momento, ci ricompensa con il suo abbraccio.
L’abbraccio di Dio è comprendere in un istante d’affetto per qual fine ci ha creati.
Sapendo e accettando che, alla fine del cammino della vita, ci attende una Persona che ci ama, riempie di speranza e immette il desiderio di sentire il calore del Suo affetto che durerà per sempre. La certezza dell’abbraccio di tanto affetto è coraggio per accettare di lasciarci andare e di partire dalla realtà terrena.
La sicurezza che ne deriva è simile a quella della persona che sa dove posare il piede nel momento stesso in cui perde la vista. 
Non ci potrà essere titubanza, perché l’attenzione non verrà posta sul piede e sul dove posarlo, ma sulle braccia aperte e spalancate per partecipare alla risposta dell’abbraccio.
Mi viene alla memoria l’esperienza di Raffaella che, intuita la forza e la bellezza di questo abbraccio, mi aveva detto: “Ma allora deve essere bello anche morire!”