“Là dove c’è odio che io porti l’amore” (S. Francesco)

“Là dove c’è odio che io porti l’amore” (S. Francesco)

Dove cercare il riflesso più autentico del volto di Dio?


“E spezzando ogni giorno con noi questo pane, rivela il tuo volto agli occhi di tutti: ti sapremo scoprire ovunque ti nascondi, in ogni istante”. Sono le parole di un canto della liturgia ambrosiana che avevo scelto nel lontano 2003 per annunciare la mia ordinazione presbiterale. Parole che riconducono velocemente il pensiero ed il cuore al loro più profondo significato: il volto di Cristo presente in quel pane spezzato per amore, offerto ai fratelli perché formino la grande famiglia della Chiesa, nella diversità e nell’unità. Abbiamo appena celebrato il grande mistero dell’incarnazione di Dio che si è fatto bambino, figlio di Maria e di Giuseppe, speranza attesa, luce desiderata, compimento delle promesse ed ora è finalmente uno di noi. Ma su quel bambino vi è anche l’ombra della persecuzione e dell’esilio, la paura e la povertà, l’offerta sulla Croce per la salvezza del genere umano. È questo l’itinerario che porterà Gesù ad offrirsi come pane-corpo e come vino-sangue: due elementi che non mancano mai sulle nostre tavole e sui nostri altari. Eppure non basta fare Eucaristia, dobbiamo essere Eucaristia mettendoci alla ricerca di quel volto pieno d’amore e di compassione, il volto del Dio nato e del Messia atteso, come i Magi che si sono messi in cammino per adorare quel Re che non conoscevano e che neppure apparteneva alla loro cultura e religione. E noi, cristiani dei tempi moderni, dove possiamo trovare il riflesso più autentico del volto di Dio? In tutto il genere umano, certamente, ma soprattutto Dio si riflette nelle persone ferite dalla vita, offese dalla malattia, segnate dal dolore e dal lutto, negli anziani soli e debilitati, nei giovani senza lavoro e senza speranza. Lì il volto di Dio è più presente, più luminoso, più bisognoso di essere scoperto ed amato. “Là dove c’è odio che io porti l’amore” recita una preghiera attribuita a san Francesco ma che il santo di Assisi non ha scritto: portare amore e solidarietà perché il volto di Dio si sovrapponga al volto del cristiano e, riconoscendo Dio nei nostri volti reciprocamente, lo spezzare del pane sarà davvero un momento di fratellanza universale, Eucaristia della vita, festa del cuore. Il volto del cristiano deve esternare la spiritualità che vive all’interno della vita, coltivando la preghiera, meditando la Parola, celebrando i grandi misteri della nostra fede, specialmente la Pasqua, ma anche darsi concretamente da fare perché il mondo migliori e guarisca dall’egoismo, dall’intolleranza e dal giudizio senza misericordia. La Chiesa ha un terribile bisogno di volti freschi e nuovi, con occhi grandi spalancati e solidali su di una società distratta e disinteressata, sorrisi pronti a rompere le tenebre della violenza in ogni sua sfaccettatura e bocche che sappiano incoraggiare e sostenere non con sproloqui ma poche e sensate parole, invitando al perdono, la gioia di vivere malgrado le difficoltà, a rialzarsi dopo essere caduti. In questo dolce tempo del Natale, aiutiamo Dio a rispecchiarsi nei nostri volti, a nascere ancora nei nostri cuori, ad accoglierlo nella nostra vita con la dolcezza di Maria e la forza di Giuseppe, la semplicità dei pastori ed il coraggio del Magi.

(*Frate cappuccino)