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La grazia dei segni minori
Il Chicco pieno nella spiga
Da cento anni la rivista Spighe, espressione dell’ACT e dell’UFCT, porta avanti la sua missione, modesta e preziosa insieme, nell’ambito del panorama degli strumenti comunicativi, attraverso cui risuona l’eco dell’esperienza cristiana sul nostro territorio ticinese. È un anniversario che merita di essere sottolineato. Fa riflettere sulla capacità delle realtà meno appariscenti ma animate da forte convinzione di resistere alle intemperie della storia, al “cambiamento d’epoca” – come dice papa Francesco – a cui stiamo assistendo a ogni livello, di Chiesa e di società.
Il secolo di esistenza di una rivista è un segno che fa ben sperare per il suo futuro. Insieme, però, non permette di riposare nel compiacimento per il traguardo raggiunto. Chiede una presa di coscienza rinnovata della linfa che ha alimentato per così tanto tempo chi ha operato per rendere possibile una tale fedeltà. Le spighe non sono infatti l’esito ultimo del processo di crescita e di maturazione di cui sono l’espressione.
Come ci ricorda Gesù nel vangelo secondo Marco (4,26-29), prima di esse, c’è necessariamente il seme che, gettato nel terreno, “germoglia e cresce”. Poi, però, quando la spiga appare, non ci si può accontentare. L’obiettivo infatti è “il chicco pieno della spiga”, che a sua volta è orientato al “frutto maturo”.
Pienezza e maturazione sono infatti la sfida più grande che, come Chiesa, personalmente e collettivamente, siamo chiamati a raccogliere in questo tempo travagliato, in cui così tanti segni sembrano dirci la fine di un mondo, di un modello di civiltà generato dal cristianesimo.
Come cristiani, siamo primariamente chiamati, non a sostenere principi, verità e valori a cui tutti si devono adeguare, ma a testimoniare in maniera eloquente la vita nuova che scorre nelle nostre vene a partire dal nostro essere immersi in Cristo, dal nostro ricevere, con Lui e grazie a Lui, lo Spirito del Padre, la bellezza di un’umanità filiale e fraterna, che ci insegna “a vivere in questo mondo… nell’attesa della beata speranza e della manifestazione della gloria del nostro grande Dio e Salvatore, Gesù Cristo” (Tt 2,13).
Da qui l’augurio per tutti i redattori e i lettori di Spighe: entrate sempre più nella dinamica della piena fecondità del Vangelo di Gesù Cristo, della ricerca di quella impregnazione di Lui che fa risplendere la vita, accende il volto d’intelligenza e ci rende capaci, con tutto il nostro essere corporeo e storico, di raccontare la speranza più forte di ogni nostra delusione, l’amore che vince la morte!
È troppo per una creatura così esile come Spighe e, per giunta, delicata come può essere una venerabile centenaria? Non credo! È la grazia dei segni minori, e apparentemente perdenti rispetto a quelli che hanno successo mondano, poter “significare” in grande a partire dai mezzi più poveri e limitati. Coraggio, quindi, e avanti!