La rinuncia sostenibile 

La rinuncia sostenibile 

Il creato: un dono di Dio affidato alla nostra responsabilità


Uomini e donne nati nel secolo scorso, soprattutto cresciuti nella seconda metà, hanno (abbiamo) sognato il mito di un progresso senza limiti. L’umanità sarebbe stata padrona di tutto quello che esiste, trasformabile con la tecnica per un benessere sempre più grande. Effettivamente ci sono stati progressi e scoperte meravigliosi; per fare un solo esempio nelle comunicazioni: dagli apparecchi radio, spesso gracchianti, alla televisione, e poi, sempre più velocemente agli strumenti con cui ci informiamo, scambiano dati, lavoriamo… e chi conosce ancora i telefoni a muro, con i quali per comunicare in certe occasioni si doveva ricorrere alle operatrici? Ancora: le grandi meraviglie nel campo della medicina. Questo il mito: l’essere umano dominatore dell’universo, padrone che poteva disporne sempre più per il proprio benessere. Poi il mito si è rotto: è andato in frantumi, come alcuni saggi avevano intuito e previsto già negli ultimi anni del secolo. Qualcuno, considerato quasi pazzo, aveva cominciato a parlare della necessità di una decrescita sostenibile (o addirittura felice)”. Sulla soglia del disastro (quello ecologico ancora in parte negato), abbiamo riscoperto che l’universo non è nostra proprietà: è un dono datoci per la nostra meraviglia e per il nostro bene, ma affidato alla nostra responsabilità. Nella Sacra Scrittura letta come credenti, o nella Bibbia studiata con interesse da qualsiasi persona, si scoprono indicazioni molto belle. I primi capitoli del libro della Genesi sono un poema che racconta l’origine dell’universo. Dio crea con la sua parola; a fine della giornata si rallegra, perché vede che l’opera è buona, addirittura molto buona. C’è anche il giardino meraviglioso delle origini messo a disposizione dell’uomo Adamo e della donna Eva, affidato perché lo coltivassero. Questo significa: non un uso arbitrario, un potere violento, ma una cura amorevole. Dovremmo percorrere tante pagine della Bibbia dove si canta la bellezza dell’universo, la meraviglia annunciata dal Salmo 8: “O Signore, nostro Dio, quanto è grande il tuo nome su tutta la terra…Se guardo il tuo cielo, opera delle tue dita, la luna e le stelle che tu hai fissate, che cosa è l’uomo perché te ne ricordi e il figlio dell’uomo perché te ne curi? Eppure l’hai fatto poco meno degli angeli, di gloria e di onore lo hai coronato”. Dalla scrittura ci viene l’invito alla meraviglia, a scoprire l’universo nella sua grandezza che ci pare quasi infinita. Ci invita a contemplare quello che esiste prima di noi e davanti a noi, e a fare l’esperienza che noi siamo dentro, non fuori e non padroni. Allora nasce il sentimento della fratellanza, quella gioiosa e riconoscente voglia di cantare il Cantico di frate sole, la lode di San Francesco.  un atteggiamento che conduce al ringraziamento, alla coscienza di una comune appartenenza, alla fraternità. Siamo parte di una realtà che è anche la casa comune. Sono pensieri e temi sempre al centro dell’insegnamento di Papa Francesco. Tutto questo ci porta al sentimento che noi, ognuno, siamo responsabili. E proprio perché responsabili, dobbiamo necessariamente avere uno stile di vita, sobrio, amichevole per tutte le cose, per la casa comune che abitiamo.