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La Valle Morobbia, un tesoro da scoprire
Terra di confine, fu via di contrabbando
La Valle Morobbia pur essendo facilmente raggiungibile è forse tra le zone meno conosciute e visitate del Ticino. Arrivati alla rotonda di Piazza Grande a Giubiasco basta svoltare a destra e partire per un viaggio nel tempo. Lôro, Pianezzo, Vellano, Carmena, Melera, Melirolo, Carena… nei toponimi che si susseguono salendo si assapora la dolcezza di una valle che pare tagliata con il coltello, e lo è per davvero visto che questo solco est-ovest coincide con la “linea insubrica” formatasi 25 milioni di anni fa dallo scontro tra la placca eurasiatica e la placca adriatica. Questa faglia rende la zona interessante dal punto di vista geologico, con ad esempio la presenza di importanti mineralizzazioni costituite soprattutto da solfuri di ferro. Per sfruttare questi giacimenti nel 1792 fu edificato un ardito impianto siderurgico a 3 Km da Carena: il maglio e il forno (oggi si possono visitare i ruderi) sfruttavano la contemporanea presenza in loco di acqua, legna e ovviamente ferro. Il minerale veniva trasportato a dorso di mulo dai siti di estrazione della Valle o da altre zone, trasformato in ferro e poi portato a valle ed esportato anche in Lombardia. Per chi vuole camminare si può percorrere la “Via del ferro”, che conduce nella vicina Italia.
Terra di confine geologica ma anche geopolitica, la Morobbia ospitava una dogana a Carena e vaste zone fortificate nella zona del passo San Jorio, un tempo importante via di transito che univa il bacino del Lago Maggiore con quello del Lario. Le guerre mondiali nel Novecento hanno dato ulteriore importanza a questa zona di grande valore strategico, per fortuna mai divenuta un reale scenario bellico.
Anche il contrabbando fioriva con itinerari che passavano dal San Jorio, da Carena o da Roveredo. Il caffè dalla seconda metà dell’Ottocento al primo dopoguerra, il riso dall’autunno del 1943 all’estate del ’48, le sigarette nei decenni Cinquanta, Sessanta e fino all’inizio degli anni Settanta del secolo scorso, furono le principali merci contrabbandate. Appositi itinerari invitano a visitare questi luoghi e a ripercorrere le impervie vie percorse da guardie, soldati e contrabbandieri.
Pianezzo – Nell’antica chiesa parrocchiale dei SS. Giacomo e Filippo, facendovi recentemente alcuni lavori di restauro, vennero alla luce vari affreschi attribuiti alla seconda metà del secolo sedicesimo, fra i quali una bellissima Cena della Scuola di Leonardo da Vinci. L’edificio è del Cinquecento con incorporate parti di una costruzione precedente. La leggenda narra che in origine gli abitanti volevano edificare la chiesa sul promontorio del Cöch, perciò vi depositarono il materiale necessario. Qualche giorno dopo scoprirono lo stesso materiale su una collinetta sopra il paese. Credendo a uno scherzo, riportarono tutto sul luogo scelto per la costruzione della chiesa. La mattina seguente trovarono di nuovo le pietre sulla collinetta più a monte. Ciò andò avanti fino a quando la gente decise di costruire la chiesa sulla collina su cui trovava il materiale e dove ora la si può ammirare. Questi trasferimenti miracolosi nel luogo voluto dalle potenze celesti sono assai frequenti nella tradizione narrativa alpina. (Tratto da: Passeggiando in valle Morobbia fra storia e leggende di Graziano Tarilli)