L’arte di accontentarsi

L’arte di accontentarsi

La temperanza, virtù preziosa e attuale


Un tema scomodo quello che vogliamo affrontare in questo numero estivo del nostro Spighe. Dopo un lungo periodo di pandemia, da molti ho sentito esprimere il desiderio di far festa e prenotare vacanze paradisiache. Nel cuore sorge però spontanea la domanda: è questo di cui ho bisogno per essere realmente felice? 

Facendo riferimento alla Laudato si’ di Papa Francesco, è chiaro l’invito alla sobrietà, alla temperanza. Quest’ultimo è sicuramente un termine in disuso. Come mi piace sempre fare, torno alla definizione del vocabolario: “moderarsi, osservare la giusta misura”. Nel catechismo della Chiesa cattolica si scrive: “la temperanza è la virtù morale che modera l’attrattiva dei piaceri e rende capaci di equilibrio nell’uso dei beni creati. Essa assicura il dominio della volontà sugli istinti e mantiene i desideri entro i limiti dell’onestà” (N° 1809). Wikipedia aggiunge che “In senso specificamente cristiano la temperanza diventa imitazione di Gesù, il quale è modello di equilibrio, perché sa essere temperante in tutti i suoi rapporti e in tutte le sue azioni”.

Questa immagine che ci viene data, in contrasto con la visione del mondo che ci descrive la sobrietà come un contesto triste e “grigio”, ci colora la vita di una nuova possibilità: possiamo essere pienamente felici con poco. A noi la scelta e la capacità di accontentarci e di godere di quanto abbiamo. 

Ma a noi anche la scelta di rendere gli altri partecipi. Magari regalando quello che non utilizziamo più (o che non ci è necessario) o dandogli una seconda vita. 

Per questa estate è una sfida che voglio certamente cogliere, l’opportunità per migliorarmi. 

Il numero che vi apprestate a leggere è “ricco di sobrietà”, che può essere letta nei diversi ambiti della nostra vita. Don Angelo ci dà dei suggerimenti molto pratici, Anna ci guida invece alla sobrietà nella comunicazione. Un aspetto determinante in questi tempi in cui tendiamo a comunicare tutto e allo stesso tempo nulla. Con i diversi socialnetwork siamo sempre connessi e condividiamo quasi ogni aspetto della nostra vita, a volte in modo anche esagerato. Mi colpisce spesso il vuoto di tante parole che troppo spesso non comunicano la vita e il vissuto della persona. E nel momento della fatica, della malattia, della prova, subentra la solitudine. 

Un mondo in cui siamo portati a parlare tanto e ascoltare poco, anche se come diceva il mio saggio papà: “Ricordati che hai due orecchie per ascoltare e una bocca per parlare”. 

Potrebbe aiutarci rivedere il film “una bugia di troppo” in cui Eddie Murphy è l’agente letterario che, grazie alla sua veloce parlantina, riesce ad intortare tutti. Un cliente non contento è però un guru che per insegnargli il senso delle parole, pone nel giardino di casa sua un albero magico che perde una foglia a ogni parola da lui pronunciata.  Rendensosi conto che, quando l’albero avrà esaurito le sue foglie e morirà, anche la sua vita avrà fine, dovrà imparare a comunicare e risparmiare le parole. 

Una vita sobria è quella che hanno condotto mons Luigi Mazzetti, su cui è stato scritto un libro, don Oreste Benzi di cui ci parla Rita e don Roberto Malgesini. Dal seme della vita di quest’ultimo è sbocciato un nuovo fiore: il “Progetto Tam Tam”. 

Festeggiamo l’uscita del libro di Luigi Maffezzoli che ci racconta la nostra Unione femminile cattolica, a 100 anni dalla nascita.