Lasciarsi scalfire dall’altro

Lasciarsi scalfire dall’altro

Dall’orecchio, al cuore, alla vita


In questi anni di pandemia, complici anche le mascherine, il nostro modo di relazionarci è cambiato. Lo noto anche solo nella ricerca per immagini sui diversi motori di ricerca, quando alla voce “ascoltare”, “dialogo”, trovo praticamente solo immagini che riportano a cuffiette e videoconferenze. Ci relazioniamo sicuramente in maniera diversa, ma siamo ancora capaci di ascoltare veramente? Non basta “porgere un orecchio”; come ci scrive P. Michele Ravetta, ascoltare è diverso da sentire. 

Non “solo” un movimento uditivo, cerebrale, ma del cuore, dell’anima. «“Figlio dell’uomo, ascolta ciò che ti dico e non essere ribelle come questa genia di ribelli: apri la bocca e mangia ciò che io ti do”. Io guardai, ed ecco, una mano tesa verso di me teneva un rotolo… Mi disse: “Figlio dell’uomo, mangia ciò che ti sta davanti, mangia questo rotolo, poi va’ e parla alla casa d’Israele”. Io aprii la bocca ed egli mi fece mangiare quel rotolo, dicendomi: “Figlio dell’uomo, nutri il tuo ventre e riempi le tue viscere con questo rotolo che ti porgo”. Io lo mangiai: fu per la mia bocca dolce come il miele» (Ez 2,8-9; 3,1-3). 

Digerire quanto ascoltato e farlo nostro. Anna, nel suo testo, ci dice: “Ascoltare davvero vuol dire incontrare un mondo diverso dal nostro, ed essere disposti a uscirne cambiati”.

Ma come fare? “Ascoltare non è altro che dare, guarisce con il potere della generosità. È un dono gratuito che non chiede nulla in cambio, un dono particolarmente prezioso per qualcuno che sta morendo. Per ascoltare bisogna svuotarsi, essere disponibili a ricevere senza aspettative e senza giudizi, pronti a lasciarsi stupire”. (F. Ostasesky, Saper accompagnare, ed. Mondadori). 

Armida Barelli, beatificata lo scorso 30 aprile 2022 a Milano, è stata all’ascolto dei bisogni del mondo e della voce di Dio. Una nostra delegazione è stata presente alla funzione e Luigi ce la racconta per Spighe. Papa Francesco, nella prefazione del libro a lei dedicato, scrive: “Una vita impregnata di ascolto e accoglienza del Vangelo che l’ha fatta diventare testimone del legame tra ciò che si ascolta e ciò che si vive”. La sorella maggiore, un esempio di vita anche per noi oggi. 

“Potremmo dire che la conversione sinodale della Chiesa, che tanto sta a cuore a Papa Francesco, sia anzitutto una conversione all’ascolto, che significa alzare lo sguardo da sé per rivolgerlo avanti, compiendo lo sforzo di abbandonare, almeno per un istante, la propria prospettiva per accostarsi a quella dell’altro. (…) Disporsi all’ascolto significa questo: essere disponibili a lasciarsi scalfire dall’altro, mettere la verità di cui l’altro è portatore prima dei propri schemi e delle proprie convinzioni. Abbandonare la pretesa di possedere da soli la verità tutta intera”. (Dal basso, insieme – 10 passi per una Chiesa sinodale – ed Indialogo)

Papa Francesco ci invita ad ascoltare i poveri, poiché: “Essi hanno molto da insegnarci. Oltre a partecipare del sensus fidei, con le proprie sofferenze conoscono il Cristo sofferente. È necessario che tutti ci lasciamo evangelizzare da loro. (…) Siamo chiamati a scoprire Cristo in loro, a prestare ad essi la nostra voce nelle loro cause, ma anche ad essere loro amici, ad ascoltarli, a comprenderli e ad accogliere la misteriosa sapienza che Dio vuole comunicarci attraverso di loro”. (EG 198)

Buona lettura (e ascolto) a tutti!