L’importanza di passare dalla concessione al diritto

L’importanza di passare dalla concessione al diritto

Ora anche per le donne


Anche le donne possono leggere la Parola di Dio durante le celebrazioni liturgiche, svolgere un servizio all’altare e distribuire l’Eucaristia. Sostanzialmente significa questo la notizia che d’ora in avanti le donne avranno accesso agli ordini del lettorato e dell’accolitato. Due servizi, che secondo il codice di diritto canonico, erano riservati esclusivamente ai laici di sesso maschile. Ma già da tempo, nelle nostre come nelle chiese di buona parte del mondo, le donne leggono all’ambone, le bambine fanno le chierichette e in diverse già ora, portano l’eucaristia: soprattutto a casa dei malati. Nella mia parrocchia, siamo da anni abituati a ricevere l’eucaristia anche dalle mani di una suora.
Dov’è, allora, tutta questa novità? Il fatto è che questi ruoli venivano svolti senza un mandato istituzionale vero e proprio, in virtù di una deroga. Oggi, invece, Papa Francesco -recependo quanto richiesto dai vari sinodi dei vescovi e menzionando il documento finale del sinodo dell’Amazzonia- ci dice che “per tutta la Chiesa, nella varietà delle situazioni, è urgente che si promuovano e si conferiscano ministeri a uomini e donne… È la Chiesa degli uomini e delle donne battezzati che dobbiamo consolidare promuovendo la ministerialità e, soprattutto, la consapevolezza della dignità battesimale”. 

I commenti sono stati tanti: per alcune donne si è trattato di un “contentino”, una piccola concessione per dimostrar loro di venir prese in considerazione, nel tentativo (forse) di tacitare ulteriori richieste. Per altre si è trattato di una parziale delusione, perché è stato concesso quanto già si aveva. Io preferisco unirmi al coro di quelle che venendo a conoscenza della modifica del codice, hanno esclamato: “Oggi è un bel giorno!” Sì, per me è stato un giorno bello, perché siamo passati da una “concessione” ad un diritto. Perché mi ha fatto comprendere che la Chiesa davvero semper reformanda est! E quindi non solo è giusto ma forse anche necessario portare in cuore dei sogni, al suo riguardo. Sognare che verrà un momento in cui tutti i battezzati al suo interno, uguale se uomini e donne, verranno valorizzati per quello che sono, che non sarà il genere a decidere della propria vocazione. E che sarebbe bellissimo che la Chiesa capisse quanto sia importante dare spazio, al suo interno anche allo sguardo e all’intelligenza femminili, capendo quanto questa mancanza, abbia impoverito la Madre Chiesa, ma anche l’animo (per non dire l’anima) degli uomini che hanno rinunciato a questo “aiuto” che il Signore ha posto loro accanto perché non fossero soli. Ma siamo in cammino: una volta di più lo abbiamo visto. Ho trovato questo post in calce ad un articolo apparso sul tema. Mi ha commosso. Si tratta del commento di Marisa Sfondrini, che cita Maria Dutto: due figure di spicco dell’AC italiana: “Nel 1972 Maria Dutto ed io, lei donna pienamente inserita e assai stimata nella Chiesa ambrosiana ed io soltanto una volonterosa, organizzammo il “Gruppo Promozione Donna”. (…) Obbedienti, accettavamo un’esclusione che faticavamo a capire per molti motivi. Ora la decisione del Papa viene a sancire ufficialmente ciò che di fatto già si pratica. Sono felice e credo anche, in Paradiso, l’amica Maria! È solo un primo passo, ma è pur sempre un passo…”