Pacem in terris

Pacem in terris

Il dialogo e la fraternità quali rimedi alla guerra


Venne un uomo mandato da Dio: il suo nome era Giovanni. 28 ottobre 1958: il patriarca di Venezia Angelo Giuseppe Roncalli è eletto dal conclave Vescovo di Roma. Il defunto Pio XII aveva esercitato il ministero di Vescovo di Roma e dunque di Papa della chiesa cattolica per un lungo periodo, segnato anche dagli anni della guerra che distrusse una parte dell’Europa facendo molte vittime. La scelta del patriarca di Venezia sembrò dettata dall’età avanzata di Roncalli, cioè in vista, si disse allora, di un pontificato di passaggio. Colui che fu presto chiamato con senso affettuoso Papa Giovanni si presentò subito con atteggiamento famigliare: la sera dell’elezione, incontrando il popolo romano riunito nella piazza San Pietro fece un discorso di un tono e un linguaggio nuovo, sorprendente per il tempo. C’era una luna splendente, il Vescovo di Roma eletto da poche ore invitò i genitori a portare ai bambini la carezza del papa. Oggi l’atteggiamento, le sue parole sembrano normali, quasi scontati: allora segnarono una novità assoluta. Poi l’annuncio della convocazione di un concilio ecumenico, lo straordinario discorso che tenne ai vescovi riuniti in San Pietro l’11 ottobre 1962 per l’apertura del concilio. Si potrebbero ricordare molte altre cose. Ma una realtà va tenuta presente: mondo e Chiesa sono cambiati molto più velocemente anche nelle vicende storiche a partire dagli anni 50 e 60 del secolo scorso, che nei cinquecento anni precedenti. 

L’11 aprile 1963, meno di due mesi dalla morte, Papa Giovanni pubblicò una lettera enciclica straordinaria già dal titolo, perché indirizzata non solo ai membri della Chiesa cattolica, ma anche “a tutti gli uomini di buona volontà”. Le prime parole che danno il titolo a questa lettera dicono subito l’argomento: Pacem in terris. Giovanni, vescovo di Roma, si rivolge a tutta l’umanità per la pace fra tutte le genti fondata nella verità, nella giustizia, nell’amore, nella libertà. Sono trascorsi 60 anni: il ricordo della Pacem in terris non è occasione di celebrazioni superficiali, ma ci riporta alla tragica realtà presente. Oggi 2023: non è la pace a regnare ma la guerra. E oggi, ancora una volta, a parlare chiaro e forte, insistendo quasi ogni giorno è ancora il vescovo di Roma, Francesco, venuto da lontano, missionario di pace per tutti. La guerra è presente in forme più o meno esplosive quasi in ogni parte della terra. L’Europa che si credeva immunizzata dopo la tragedia della prima metà del secolo scorso è colpita dall’incendio che brucia in Ucraina. Chiudiamo gli occhi, abbiamo quasi cominciato ad abituarci e così a rimuovere l’orrore che Francesco ha chiamato terza guerra mondiale. Già in un’altra occasione ho ricordato l’impegno e la parola di Papa Bergoglio; inoltre non è possibile riprendere qui i suoi interventi; molti lettori li trovano quasi quotidianamente nei mezzi di comunicazione. Le parole di Francesco sono sempre una dura condanna contro la guerra, che è sempre un orrore, contro la fabbricazione e il commercio delle armi, contro ogni forma di violenza nei confronti di ogni essere umano. L’invasione di una nazione è un crimine, ma non giustifica altre crudeltà e violenze. La soluzione non è violenza, ma la coscienza della fraternità umana, il dialogo, anche quando costa.