PROPOSITI DI LEGGEREZZA

Lasciar andare per poter accogliere


In quanto umani, siamo destinati a vedere le cose nascere dal loro contrario: la virtù si basa spesso su un vizio corretto, a volte un rapporto resta pacificato a lungo dopo un litigio che chiarisca le reciproche difficoltà, un senso di gioia profondo nasce solo dopo aver superato una malattia. In una sua riflessione la poetessa Chandra Candiani afferma che chi è passato attraverso la tempesta, e ne è venuto fuori, “soffre” di attacchi di gioia. 

Forse un mondo più sostenibile uscirà proprio dalle catastrofi umanitarie, ambientali e sanitarie cui stiamo assistendo. Ormai abbiamo capito tutti che il nostro pianeta è ad un punto di svolta, l’umanità sta utilizzando risorse non compatibili con la capacità del pianeta di rigenerarle, ma… non siamo alla fine del mondo, per quanto la situazione sia grave.  Esiste anche una “forza della gravità”: più grave è la crisi che si attraversa, più forte è la spinta al grande balzo per venirne fuori.

Edgar Morin, uno dei più autorevoli filosofi francesi viventi, ancora propositivo e lucido all’età di 100 anni, ha a lungo scritto sul fatto che ogni crisi genera sì shock che spezzano le nostre certezze, ma libera anche forze di rigenerazione e ricerca di soluzioni nuove: “Ogni crisi porta con sé il rischio di morte, ma anche l’opportunità per una nuova organizzazione migliore della precedente, per una creazione, per un superamento”.

Forse dovremmo guardare le cose con più leggerezza. Alzare lo sguardo, immaginare, come fa dire Shakespeare ad Amleto, che “Vi sono più cose, in cielo e in terra, di quante ne possiamo pensare…”. Forse si mostrerà qualcosa di nuovo, che è lì, e ancora non riusciamo a vedere. 

Leggerezza è riuscire a sollevarci dal suolo, tirarci su dal fango in cui abbiamo i piedi e guardare verso il cielo. Anche la leggerezza nasce dal suo contrario: la pesantezza.

Pensate alle cattedrali gotiche: ciò che immediatamente ci colpisce è la loro levità; sono costruite con il marmo che è un materiale solido e robusto, ma la durezza e la pesantezza del marmo si trasformano in un’incredibile leggerezza, quella delle guglie che si lanciano verso l’alto come le fiammelle sottili di una candela. Le cattedrali gotiche, templi cristiani attorno ai quali si svilupparono le città medievali a partire dal XII secolo, rappresentano quell’unione di terra e cielo che è dentro il cuore dell’uomo.

Lasciamo dunque cadere quel macigno enorme e pesante di paranoie che ci portiamo sempre appresso. All’impossibile nessuno di noi è tenuto, e se si guarda bene dentro a questa scomoda valigia inutile, forse qualcosa si può togliere. Rimpianti, giudizi ricevuti, aspettative altrui, nostre pretese eccessive, paure…. errori, sì, anche errori, perché se avessimo saputo prima che erano errori, non li avremmo commessi (v. uso della plastica!!). 

“Tutto scorre” diceva il filosofo greco Eraclito, tutto muta vorticosamente e “ogni cosa si genera dal suo opposto”: esisterebbe il giorno se non ci fosse la notte? Posso sapere cos’è la gioia se non so cos’è il dolore? 

L’augurio per il 2022 è che i macigni scivolino via dal nostro cuore e si trasformino in pietre angolari di una nuova casa comune per l’umanità. Buona speranza!