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Scomparso il maestro THICH NHAT HANH
“La pace è ogni impronta che lasci sulla terra”
“Impegnato a migliorare lo stato di ogni cuore”. È con questo intendimento che il monaco buddista Thich Nhat Hanh prese la parola a Davos, nel gennaio 2001, alla conferenza annuale del Forum Economico Mondiale, dove era stato invitato a spiegare in che modo l’applicazione dei valori spirituali potesse contribuire a risolvere i problemi del nostro pianeta.
Thay (Maestro), com’era chiamato all’interno della sua comunità monastica, scomparso lo scorso 22 gennaio all’età di 95 anni, era nato in Vietnam dove aveva affrontato l’amarezza e gli orrori della guerra civile e internazionale 1955-1975. In virtù del suo infaticabile impegno attivo a favore della pace e della non violenza venne spesso chiamato a tenere conferenze e seminari in tutto il mondo, tanto che nel 1967 Martin Luther King lo candidò al Premio Nobel per la pace. È stato tra i più conosciuti maestri Zen al mondo, secondo solo al Dalai Lama. Perseguitato dal governo comunista vietnamita fu costretto a un esilio che durò 39 anni. Alla fine degli anni ’60 si trasferì in Francia, dove nel 1982 fondò la comunità monastica buddista del Plum Village, che generò una rete di Monasteri buddisti in tutto il mondo.
Wolfgang Fasser, musicoterapeuta svizzero che collabora con la Fraternità di Romena, lo ha definito “il più grande, il più dolce, il più profondo maestro spirituale dei nostri giorni”, aggiungendo che la sua pratica ci ha consentito di comprendere più profondamente gli insegnamenti cristiani. Thich Nhat Hanh diceva: “Sull’altare del mio eremo ci sono le immagini del Buddha e di Gesù, che considero i miei progenitori spirituali”.
È universalmente riconosciuto come il padre della Mindfulness (“piena consapevolezza” o presenza mentale), oggi tanto di moda, in realtà una questione spirituale prima che una pratica per il benessere. Insegnò tecniche elementari di meditazione per raggiungere la calma interiore; la meditazione è un esercizio della mente di tipo religioso con radici molto antiche sia nel nostro mondo occidentale (Platone, Agostino, Ignazio de Loyola), sia in quello orientale (buddismo, Zen…). Sosteneva che la pace va creata partendo da un lavoro su noi stessi, per poi infondere gioia, equilibrio e amore in chi ci circonda. Per crearla occorre alimentare i sentimenti positivi, rendendo la mente serena e pulita come un lago di montagna. Sentiamo le sue parole: “Non appena vi accorgete di essere irritati, accennate un sorriso. Inspirate ed espirate con calma tre volte, conservando il mezzo sorriso…”.
Questa sorta di “automedicazione interiore” inizia col respirare molto lentamente, con consapevolezza, uno degli esercizi più semplici per ricondurre la mente, sempre indaffarata tra preoccupazioni e paure, a prestare attenzione al momento presente. Ad esempio: “Quando torni a casa, prima di aprire la porta puoi fermarti, fare tre respiri in consapevolezza e sorridere: quando i tuoi cari ti vedranno sarai una persona più gradevole, anche dopo una giornata di duro lavoro”.
La pace è ogni passo… ogni impronta che lasci sulla terra quando decidi di non giudicare un fratello che ti ha offeso, ma solo di pregare per lui: questo l’insegnamento di Thich Nath Hanh, anche lui uno dei Maestri del Popolo di Dio.