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Seminatori del bene … altrui
Unire le diversità per creare delle possibilità
Essere in comunione non vuol dire essere uniformi; la comunione non ci vuole uguali e monocromatici, bensì richiama la condivisione, la concordia, l’unità.
Una ricerca di concordanza non deve cancellare le difficoltà e le diversità, ma trasformarle in possibilità, in occasioni. E lo fa esaltando le caratteristiche del singolo, che vengono messe a servizio della comunità, diventando così ricchezza per tutti.
Come le membra che formano un unico corpo e agiscono tutte assieme, ognuna secondo le proprie funzioni e capacità. Nella Chiesa e nella vita rivestiamo diversi ruoli e compiti, siamo persone diverse, ma tutti figli di un solo Padre, andiamo a formare il popolo di Dio che è la Chiesa.
Una Chiesa, come ci indica Papa Francesco, che è in comunione e missionaria, inclusiva e non esclusiva. Una Chiesa che vuole vivere la relazione di amore che è quella della Trinità stessa.
La domanda allora che dobbiamo porci è la seguente: mi sento chiamata/o dallo Spirito, ricevuto in dono nel battesimo, per essere costruttice/ore di comunione? Con i miei pregi e i miei difetti, secondo quanto mi è donato, voglio prendere parte a questa missione? Solo io posso fare la mia parte. Come un piccolo, unico e indispensabile tassello di un puzzle che unito agli altri rivela l’intero disegno.
“Rivestitevi, dunque, come eletti di Dio, santi e amati, di sentimenti di misericordia, di benevolenza, di umiltà, di mansuetudine, di pazienza. Sopportatevi gli uni gli altri e perdonatevi a vicenda …” (Colossesi 3:12-13).
Per restare in comunione dobbiamo amare; condividere la vita con gesti concreti. L’unità viene cementata dalla carità. Se così non fosse, saremmo solo dei sepolcri imbiancati, che: “all’esterno appaiono belli, ma dentro sono pieni di ossa di morti e di ogni marciume. Così anche voi: all’esterno apparite giusti davanti alla gente, ma dentro siete pieni di ipocrisia e di iniquità”.
Non è tempo di lamentarsi, scrive G. Zurra, sul sito dell’Azione cattolica italiana. Stiamo vivendo un periodo difficile, “La tentazione più forte è quella di cedere alla stanchezza, alla delusione, al cinismo”. Il Papa ci ricorda che oltre le apparenze, questo “è un tempo favorevole di semina coraggiosa, anche e soprattutto quando i buoni frutti non si vedono e sembrano distanti. Ci è dato di vedere solo in piccola parte il frutto di quanto seminiamo giacché, secondo il proverbio evangelico, «uno semina e l’altro miete» (Gv 4,37). Proprio seminando per il bene altrui partecipiamo alla magnanimità di Dio. È grande nobiltà esser capaci di avviare processi i cui frutti saranno raccolti da altri, con la speranza riposta nella forza segreta del bene che si semina. Seminare il bene per gli altri ci libera dalle anguste logiche del tornaconto personale e conferisce al nostro agire il respiro ampio della gratuità, inserendoci nel meraviglioso orizzonte dei benevoli disegni di Dio”.
La comunione ci riguarda e parte da noi; a noi di seminare quotidianamente, nel nostro contesto di vita: “siamo tutti vulnerabili e interconnessi. Se non ci prendiamo cura l’uno dell’altro, a partire dagli ultimi, da coloro che sono maggiormente colpiti, incluso il creato, non possiamo guarire il mondo” e, aggiungerei, noi stessi!