Servono regole! (ma solo per i cuori induriti)

Servono regole! (ma solo per i cuori induriti)

Commento al vangelo dall’eremo


In quel tempo, alcuni farisei si avvicinarono e, per metterlo alla prova, domandavano a Gesù se è lecito a un marito ripudiare la propria moglie. Ma egli rispose loro: «Che cosa vi ha ordinato Mosè?». Dissero: «Mosè ha permesso di scrivere un atto di ripudio e di ripudiarla».
Gesù disse loro: «Per la durezza del vostro cuore egli scrisse per voi questa norma. Ma dall’inizio della creazione [Dio] li fece maschio e femmina; per questo l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due diventeranno una carne sola. Così non sono più due, ma una sola carne. Dunque l’uomo non divida quello che Dio ha congiunto».
A casa, i discepoli lo interrogavano di nuovo su questo argomento. E disse loro: «Chi ripudia la propria moglie e ne sposa un’altra, commette adulterio verso di lei; e se lei, ripudiato il marito, ne sposa un altro, commette adulterio». (Mc 10,2-16)
La regola, ogni regola, è un tranello. Non solo quando i farisei, come nel Vangelo, la usano per mettere con le spalle al muro, Gesù ma sempre. Sempre ogni regola è una trappola, un imbroglio. Perché illude di poter sistemare le cose e non è mai così, una regola si limita, al massimo, a mantenere l’ordine, che sarà pure importante per rendere la vita più vivibile però è davvero troppo poco per accogliere la vita tutta nella sua maestosa e commovente complessità.
La regola, ogni regola, è un imbroglio terribile soprattutto quando si astrae dalla realtà, e lì diventa violenta, ipocrita e pericolosa: è lecito a un marito ripudiare la propria moglie?
Dipende. Non lo so. Di sicuro mi vengono in mente mille domande: chi è questa moglie? Chi è questo marito? Come si chiamano? Sono giovani, sono vecchi? E se fosse la moglie a voler ripudiare il marito? E che storia hanno? E come sono arrivati fino a questo punto? E le famiglie da cui provengono come hanno influito? Hanno figli? Chi li sta aiutando? Cosa desideravano quando si sono sposati e adesso? Hanno avuto dolori profondi? Hanno maturato visioni di sé stessi diverse? Come erano prima, come sono adesso? Posso fare qualcosa? Come stanno? Ecco, soprattutto questo: come stanno? E poi via… le domande sarebbero infinite e ad ogni domanda la regola arrossisce e diventa piccola e inutile. E non tiene a posto niente in verità, se non l’ipocrisia di un mondo che si vorrebbe ordinato, come quello costruito nella mente di certi malati psichici che non sopportano nulla fuori posto. Come quello di certa gente di chiesa impaurita da quello che loro, semplificando, chiamano disordine.
E così continuiamo a chiedere regole, ma solo perché siamo terribilmente impauriti. Il problema è che dovremmo smettere di voler ordinare (nel senso di mettere in ordine ma anche di dettare ordini) e accettare invece la grande libertà di chi, davanti a un qualsiasi comportamento morale di un fratello, preferisce l’ascolto. E il silenzio partecipe. Perché della vita degli altri noi non dovremmo mai permetterci di dire niente. E infatti la regola, che è anche codarda, si astrae sempre dalla storia, parla in generale, parla per “le mogli” e “i mariti”, cioè per nessuno. Grida la sua sicurezza al vento, gonfia il petto per la paura di morire di paura. E invece: non lo so cosa devi fare tu, posso solo essere al tuo fianco. Ma per essere al tuo fianco serve cuore. Eccolo il problema, il cuore. Lo dice bene Gesù, una regola serve, ma solo per chi ha il cuore indurito.