Siate autentici costruttori di comunità

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L’ACT e Sinodo: l’incontro con don Sergio Carettoni


Poco tempo dopo la pubblicazione del contributo della Diocesi di Lugano al Sinodo 2021-2023, abbiamo la possibilità come Azione cattolica di incontrare don Sergio Carettoni, coordinatore per il Sinodo dell’équipe diocesana che ha raccolto i questionari e redatto il documento riassuntivo, contributo della Diocesi di Lugano alla Conferenza Svizzera dei Vescovi (CVS). L’invito a don Sergio è stato fatto proprio con l’obiettivo di arrivare a capire meglio come si è giunti ad allestire il documento presentato e conoscere quali saranno i passi successivi che saranno compiuti per dare una risposta ai bisogni emersi.

Confrontandosi nel gruppo di intervenuti, si evidenzia come dal dossier della curia emerga poco di quello che noi, come ACT, ACG e UFCT abbiamo inviato. Osservazioni che, a nostro avviso, sono una fotografia fedele dell’attuale realtà diocesana.  

Il Sinodo, del resto, si inserisce nel contesto del cammino della Chiesa universale, alla ricerca di risposte per un futuro che sia di comunione, di partecipazione e, soprattutto, di missione. Verso una condivisione, un annuncio nella società in cui viviamo. 

Si evidenziano diverse possibili chiavi di lettura del documento. Emerge il vissuto recente legato alla pandemia Covid e vi si intravvedono delle “tracce di speranza”, che dobbiamo però approfondire meglio per divenire una Chiesa in ripartenza. Si spera che aldilà del documento condiviso per la CVS, sia possibile averne una versione per la diocesi, più dettagliata, che possa diventare uno strumento operativo e traduca queste “tracce di speranza” in qualcosa di operativo per tutti noi. Come passare dalla critica all’operatività? Cos’hanno detto le altre realtà ecclesiali? Come Ac desideriamo condividere le nostre prese di posizione, essere propositivi per tutta la realtà ecclesiale.  

Don Sergio spiega che si deve leggere il documento per il suo valore, da relazionarsi all’obiettivo per cui è stato allestito. Rilevante è anche il momento in cui è arrivato il Sinodo, nel nostro contesto diocesano. Il Vescovo, pur non avendolo programmato, l’ha anticipato, quasi preparato, con le sue lettere pastorali in cui ha parlato di “compagni di viaggio vicini e lontani”, di “ricostruire esperienze di fraternità”; concetti che poi si sono ritrovati nel documento sinodale diocesano. 

Il tema del Sinodo è arrivato quindi inaspettatamente, quando la diocesi era già in viaggio nell’attivare i consigli pastorali di rete per lavorare e riflettere assieme. Forzatamente sono cambiate le priorità. Da Roma la richiesta è che la risposta emerga da un confronto con il consiglio pastorale, che racchiude rappresentanti delle diverse realtà diocesane, e il consiglio presbiteriale.  La Chiesa di Lugano vuole però estendere ad altri la possibilità di esprimersi e quindi il questionario viene adattato e inviato a tante altre realtà presenti sul territorio: reti territoriali/di settore, realtà associative, alcune istituzionali (Facoltà di teologia), consiglio pastorale, religiosi, … 

Un procedere molto diverso rispetto, ad esempio, di quello scelto da alcune diocesi di oltralpe che hanno deciso di commissionare producendo un’indagine sociologica. Vengono inviate inizialmente 78 buste e nonostante i tempi stretti ne rientrano 135. In alcuni casi anche delle risposte personali, che saranno poi analizzate a parte. Stupisce la partecipazione di molti gruppi spontanei, centri d’ascolto di 8-10 persone che hanno risposto ad alcune domande. Tutti i documenti vengono letti dai membri dell’équipe diocesana appositamente istituita, e dal Vescovo. Viene fatta una sintesi, tenendo presente quello che è l’obiettivo di ciò che si va ad allestire: portare a livello svizzero dei temi che raccontino la situazione ticinese. 

Quello che però emerge dai formulari è ben di più, è un ritratto della Chiesa universale. Una ricca testimonianza di persone che se anche manifestano dubbi e criticità rispetto alla Chiesa e al suo operato, vogliono farne parte. Una miniera di informazioni, suggerimenti, recriminazioni…  da cui si vuole ripartire.  

Verrà affrontato un tema alla volta. Con tutti coloro che hanno partecipato verranno condivise le risposte giunte, senza epurazioni, per evitare di perdere concetti importanti. Verrà chiesto di leggere le risposte degli altri e definire meglio qual è il nostro pensiero su quel tema specifico, contestualizzato alla nostra realtà. 

Verrà poi richiesto di rispondere a due domande, in relazione al tema proposto: 

  • Alla luce della tua esperienza in Ac (nel nostro caso) quale cammino stai portando avanti? Quale sperimentazione stai facendo?
  • Alla luce di tutto quello che hai letto, di tutti i contributi e del tuo specifico, formula la proposta concreta che tu fai a tutta la diocesi. Nel concreto: io ho queste capacità, se qualcuno è interessato, mi metto a disposizione per questo compito. 

Questo permetterà di mettere in rete le risorse disponibili e di condividere le proposte che verranno tutte elencate. Si potranno scoprire gli interessi comuni, le sinergie, condivise fra realtà differenti, che potranno allora dialogare fra di loro su questi temi. Il Vescovo chiuderà ogni domanda con un suo impulso forte e di pastore.  Il tutto ci si propone di farlo entro il 2023. 

Sarà determinante l’impegno dei laici attivi nei consigli pastorali per rendere più snello tutto il procedimento. Il Sinodo sarà l’occasione per ricreare Chiesa e comunione, relazioni umane, nelle parrocchie, nelle zone, nella Diocesi intera, anche al di fuori dei centri urbani, nelle valli. 

Si è parlato dell’importanza della condivisione della missione fra pastori e laici, di una parrocchia che non assicuri unicamente un “servizio liturgico”, ma che sia un luogo di incontro e di cammino di crescita per la persona.  Non solo funerali, ad esempio, ma anche accompagnamento per la gestione del lutto, della perdita. Una fede che è vita, coerente con la cultura del luogo e con la realtà di chi vi abita. A fronte di preti che sono sempre meno, ai quali sono affidati numerose parrocchie, si evidenzia il bisogno di laici che siano autentici “costruttori di comunità”, passando dalla relazione. Il lettore non si limiterà allora a leggere, ma diventerà seme di annuncio, come l’accolito che non porterà “solo” la comunione, ma tesserà la comunione e il dialogo. Sono le premesse per una Chiesa che sta cambiando. 

Alla domanda diretta su come si vogliono coinvolgere le realtà laicali organizzate presenti in Diocesi, don Sergio risponde che il vero problema non sono movimenti ed associazioni, bensì le parrocchie vuote. Ci vorrebbe un membro di Azione cattolica in ogni consiglio pastorale di rete per essere una presenza, “la sentinella” di un territorio che non è abitato più da nessuno. È la conquista del territorio: questo è quanto va fatto in Ticino per salvare la Chiesa.  Non chiudiamoci nel Centro San Giuseppe, andiamo a trovare le parrocchie. Per attivare un processo di liberazione si deve essere liberi, non legati alla “scrivania”. 

L’invito, ai laici spesso oberati, è di fare poche cose, significative e di qualità. Possibilmente che facciano bene a me per primo e che mi permettano di condividere la mia spiritualità con gli altri, tramite un’esperienza di fraternità. 

Occorre un cambiamento di mentalità di Ac. Se prima portavamo l’attività di Ac in parrocchia, ora dobbiamo portare il nostro contributo laddove nasce la comunità, che è lo spirito identitario di Ac. Non abbiamo come identità la costituzione di nostri gruppetti, per formare secondo le nostre idee; dobbiamo piuttosto essere lievito che sparisce per poter far crescere la Chiesa. Essere animatori di comunità. Non sacramentalizzare nulla, non benedire, ma tenere viva la lanterna della fede con piccole iniziative. Una presenza concreta. Chiedersi dove c’è bisogno e lì rendersi disponibili. Nelle parrocchie più povere di iniziative. Reinseriamoci nel territorio. 

Conclude don Sergio dicendo che i problemi sono tantissimi e li vediamo perché abbiamo passione per la Chiesa. Da qui si deve partire, dalla passione del cuore che diventa saggezza del cuore. Una riflessione per arrivare a fare una scelta di volontà. Su questo invochiamo la benedizione del Signore e su tutta l’AC ticinese.