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Strumento della misericordia di Dio
San Leopoldo Mandic, una vita spesa in confessionale
Un bambino ancora prima di parlare ascolta. Appena viene al mondo, e nei primi mesi, piange e inizia poi ad emettere dei versi, ma non parla ancora.È tutto teso a cogliere ogni messaggio, a carpire ogni espressione del volto.
Come un fiore si apre al mondo. Sembra quasi che abbia necessità di apprendere il più possibile per cominciare a buttarsi nella vita. E solo mettendosi in ascolto…del mondo riuscirà a iniziare a muoversi…nel mondo.
L’ascolto coinvolge tutti i sensi, allerta tutto l’essere. C’è una propensione di tutta la persona verso l’altro. Si ha piena fiducia in chi ci sta di fronte e allora ci si apre al dialogo, ma prima di tutto l’ascolto è accoglienza.
Per gli Ebrei il nucleo della preghiera base sta nello Shemà Israel: “Ascolta Israele, il Signore è nostro Dio, il Signore è uno”. La professione di fede è preceduta da un invito: tutto inizia con l’ascolto. Solo così si può procedere nella vita e nella via della santità.
Alcuni anni fa andai in un santuario, dove non ero mai stata, e cercai un sacerdote per confessarmi. Avevo proprio necessità di fare luce in me per una scelta importante che stavo per prendere. Quindi timorosa e fiduciosa per le parole che mi avrebbe rivolto quel padre, mi inginocchiai nel confessionale. Iniziai a parlare e, con mio grande stupore capii che il confessore aveva forti problemi di udito, tali da non intendere bene quanto gli avevo iniziato a raccontare. Sulle prime mi scoraggiai a tal punto che ebbi la tentazione di andarmene, ma mi feci forza e rimasi, con la promessa fatta poco prima a me stessa di sottomettermi a ciò che Dio mi avrebbe fatto capire tramite quel sacerdote. Raccontai quanto ritenevo (anche se penso sia riuscito a sentirne un decimo!). Lui a quel punto mi disse poche parole, ma molto significative che mi aprirono nuovi e inaspettati orizzonti, che mi permisero di intraprendere un nuovo cammino di vita.
In effetti chi confessa risponde a una chiamata all’ascolto. Diventa una missione per la vita stessa del sacerdote.
La vita di San Leopoldo di Mandic è testimonianza di questo.
Era nato nel 1866 nel Montenegro, diventando frate cappuccino, avrebbe desiderato intraprendere la strada della predicazione, ma per l’esile costituzione fisica e per un difetto di pronuncia, fu indirizzato dai suoi superiori a ministro delle anime. E dopo essere inviato in varie città, fu inviato nel 1909 a Padova dove trovò la sua collocazione e realizzazione nel confessionale, che divenne il suo posto di missione per 16 ore al giorno! Lui, da quella “cella”, era diventato strumento eccellente della misericordia di Dio, tanto che la sua preghiera d’intercessione è proseguita anche dopo il 1942, anno della sua morte…dal Cielo, ottenendo grazie e miracoli a chi si rivolgeva a lui. E infatti Papa Paolo VI lo proclamò beato nel 1976 e Giovanni Paolo II lo proclamò santo nel 1983.
Padre Leopoldo accompagnò e guidò molti alla «misura alta» della vita cristiana, cioè alla santità. Lui piccolo di statura (era alto solo 1 metro e 35 centimetri), ma grande nella fede, diceva: «Dio è la guida di ogni anima, e ogni anima ha la sua via. Lo Spirito Santo è il primo direttore di spirito e resta sempre il primo; i santi li fa lui… A noi spetta solo il dovere di riconoscere e assecondare la sua azione e non intralciarla con le nostre meschine vedute».