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Sviluppare una mentalità umanitaria
Dobbiamo sentirci corresponsabili della fame nel mondo
Il Papa (discorso del 29.7.2018) raccomanda di mai gettare i rifiuti alimentari nella pattumiera. Ma chi vive in città e non ha animali domestici da nutrire come fa?
L’invito del Papa (che riprende la parola di Gesù) è una sollecitazione a tener cura degli avanzi, dei resti di cibo. I nostri avi, che vissero in grande povertà, non lasciavano che nemmeno una briciola di pane andasse persa. Dobbiamo ricuperare questa mentalità! Conosciamo pensioni e alberghi dove ci sono persone che vengono dal contado per ritirare ciò che è avanzato. Forse anche noi potremmo cercare in non lontane fattorie persone disposte a venire a prendere i resti del cibo. Se noi pensiamo alla maggioranza dell’umanità che soffre la fame, dobbiamo aver vergogna di buttar via anche solo un tozzo di pane. Oggi in genere si mangia troppo. In passato anche da noi si soffriva la fame (la fame dell’Onsernone è diventata proverbiale). Dovremmo sviluppare una mentalità più umanitaria. Avrete forse notato che in qualche negozio è previsto uno scomparto nel quale i compratori depositano merce per opere caritatevoli e poi la distribuiscono. La miseria esiste anche da noi e più è nera più è nascosta. La Conferenza di San Vincenzo assiste in varie parti del Ticino persone in difficoltà. L’assistenza si estende anche a un lato che chiamerò “tecnico”. Le persone più povere non sanno spesso far valere i loro diritti, non sanno compilare i moduli per chiedere ciò che a loro spetta. L’aiuto che viene loro dato permette loro di accedere a quegli aiuti complementari che loro spettano. Inoltre dobbiamo sentirci corresponsabili per il dramma della fame nel mondo. Non si dica mai che al proposito non c’è niente da fare! Recenti statistiche dimostrano che questo umiliante fenomeno è in diminuzione. C’è una risalita degli ultimi verso posizioni migliori. Oggi meglio di ieri ci si convince che la fame è vincibile. Forse conosciamo dei missionari che sono in grado di trasformare il nostro denaro in cibo e in bevanda (si pensi ai provvidenziali “pozzi”!), evitando complessi iter burocratici dove si arrischia di veder l’aiuto trasformato in infiniti documenti cartacei.
La lotta è dura, ma vi possiamo apportare un contributo positivo diretto lavorando capillarmente. Il fatto che la situazione mondiale stia migliorando deve darci conforto.