Tutti (e tutte) sacerdoti

Tutti (e tutte) sacerdoti

L’apertura del servizio liturgico alle donne


Una grande novità, una piccola novità? Da decenni siamo abituati a vedere laici, uomini e donne, servire all’altare, proclamare letture bibliche durante la celebrazione dell’Eucaristia. Dunque, non è una novità, la recente decisione di Papa Francesco. Ma qui dobbiamo tornare alla pratica e ai ricordi. Da sempre, sembra, il servizio dell’altare era riservato ai maschi (i chierichetti). Solo dopo il Vaticano II, sono state ammesse al servizio liturgico anche le ragazze: una prassi che si è affermata non senza resistenza (e con qualche timore: non si arrischiava di allontanare i ragazzi dall’altare e di conseguenza da una possibile scelta futura del ministero presbiterale?). In seguito, i laici sono stati ammessi alla proclamazione delle pagine della Scrittura e a collaborare nella distribuzione dell’eucaristia. Ma a questo proposito furono suggerite indicazioni, presto cadute nella dimenticanza: si sarebbe dovuto concedere questo servizio prima a laici maschi, poi, eventualmente a delle religiose, e solo dopo anche alle donne (!). Prima ancora, nei secoli precedenti il Vaticano II, le donne non potevano entrare nel presbiterio, non dovevano toccare i “vasi sacri”, e neppure lavare il purificatoio (il pezzo di stoffa usato nella celebrazione (potevano, certo, pulire la chiesa, lavare tovaglie, camici…!). 

Francesco ha introdotto un cambiamento fondamentale, se non nella pratica, nella profonda ragione delle cose. Qui abbiamo una vera, importante novità. Già esistevano alcuni ministeri, attribuiti ai candidati al presbiterato, come momenti sulla via della loro formazione, l’accolitato, per il servizio liturgico, e il lettorato per la proclamazione dei testi biblici (eccetto i vangeli riservati a diaconi e presbiteri). Papa Francesco, con la recente decisione, ha creato dei ministeri da conferire ai laici, come autentico servizio ecclesiale, indipendente dal percorso al presbiterato, e dunque non clericale, ma proprio dei laici, cioè dei battezzati. Questa scelta è una “declericalizzazione”, dei (o di alcuni) ministeri nella Chiesa. Ma c’è di più, e molto significativo quando ricordiamo il passato: la chiamata a questi ministeri non è limitata ai maschi, ma a tutti, uomini e donne, senza differenza.  

Può sembrare poco, oppure una scelta suggerita da attualità e mode, oppure soltanto pragmatica (non ci sono abbastanza maschi e allora…). In realtà la decisione di Francesco si fonda sul fatto cristiano fondamentale (nel senso forte di fondamento): il battesimo. Tutti i battezzati sono abilitati a un servizio in senso pieno e forte. E qui si apre un orizzonte molto bello e spesso obliato nella storia, a cui posso soltanto accennare. Nel Nuovo Testamento la parola “sacerdote” è attribuita soltanto a Gesù, unico vero sacerdote. Ma poi riferita a tutti i battezzati, che costituiscono il “popolo sacerdotale”. Dentro questo popolo e al suo servizio, ci sono i ministeri conferiti, come li conosciamo, da un sacramento, diventato il sacramento dell’ordine (con episcopato, presbiterato e diaconato). 

In breve: quelli che chiamiamo i ministeri ordinati (appena ricordati) sono necessari alla Chiesa. Ma tutti i battezzati (e battezzate) sono abilitati e possono essere chiamati a un servizio autentico, non clericale, come accoliti, lettori e catechisti per il bene di tutta la comunità.