Un tempo si chiamava “apostolato”

Un tempo si chiamava “apostolato”

La dinamica dell’annuncio


Ringrazio monsignor Vescovo Valerio per la lettera che ci ha inviato dal titolo: “I cristiani? Quelli della via!”. In questa riflessione, che ci ha inviato per lettera perché divenisse parola e meditazione, ho scorto l’urgenza per i presbiteri, le associazioni e i gruppi a divenire apostoli nel nostro tempo e nel luogo dove abitiamo.

Dopo l’invito a essere e diventare più sinodali, cioè in ascolto gli uni degli altri attraverso i Consigli pastorali di Zona o di Rete, Monsignor Vescovo vuole che diventiamo diffusori del Vangelo, testimoni di una mentalità nella quale non solo traspare, ma che viene annunciato apertamente, che il Vangelo e Gesù Cristo sono il modo e la persona di cui abbiamo bisogno per costruire in modo retto e solido la persona umana, la storia, la comunità, la Chiesa e il mondo. 

Mi ha fatto un piacere enorme quando ho sentito che non possiamo più usare un linguaggio prefabbricato che non incide più e che è sinonimo di abitudine. “Siamo chiamati ad accostarci alle persone là dove abitano, nelle case e annunciare il Vangelo con genuina sollecitudine per la qualità dei rapporti personali, per la densità umana degli incontri, per l’intensità e la sincerità degli affetti e degli scambi” (N.5). Monsignor Vescovo conclude il N.5 dicendo “Proprio nella semplicità evangelica delle nostre case è possibile fin d’ora creare concreti luoghi di trasmissione della fede e dell’amore, in un clima di ascolto condiviso della Parola di Dio, del vissuto dei fratelli e delle sorelle, riscoprendo il valore irrinunciabile della preghiera gli uni per gli altri”.

A pagina 21 chiede di “immergersi in un rinnovato slancio in una vita di preghiera personale e comunitaria. Un vero rapporto personale con Cristo nella preghiera accenderà in tutti un processo continuativo di conversione…. Chiedo a tutti di non smettere di riscoprire e di valorizzare tutte quelle occasioni che il Signore ci dà per prenderci insieme cura della dimensione spirituale, personale e comunitaria e delle nostre realtà pastorali. Siano riscoperti e valorizzati momenti significativi per questo cammino come l’accompagnamento spirituale, la lectio divina personale o di gruppo, gli esercizi spirituali, i tempi di preghiera, i momenti di ritiro, l’ascolto ritmato della Parola di Dio, sia personale sia comunitario, domestico e pubblico”.

Termino il mio scritto chiedendo però di partecipare al Sinodo prendendo parte ai gruppi che si raduneranno per rispondere ai questionari inviati per ora ai responsabili.