Una Chiesa in uscita, gioiosa, accogliente

Una Chiesa in uscita, gioiosa, accogliente

La nostra missione


Portare la “luce vera, quella che illumina ogni uomo” (Gv 1, 9); portare Gesù Cristo alle genti. 

Dobbiamo essere una Chiesa in uscita, missionaria – ci ricorda Papa Francesco. Non comoda, che si rivolge a coloro che sono già “dei nostri”, ma che sappia accogliere, ascoltare, dare gioia e speranza a coloro che sono “ai margini”, ai feriti, agli esclusi. Senza giudicare o condannare. 

Meglio una chiesa “accidentata, ferita e sporca per essere uscita per le strade, piuttosto che malata per la chiusura e la comodità di aggrapparsi alle proprie sicurezze”. 

Non dobbiamo essere testimoni per proselitismo, quanto per “attrazione”. Una sfida enorme per ognuno di noi. Questo implica aver fatto un incontro con Cristo e darne una testimonianza coerente, di vita. Essere gioiosi, non noiosi. Bandite quelle che lui definisce “facce da funerale”.  I cristiani, seppure nelle sfide che si trovano ad affrontare, si distinguono per la fede, per la certezza nel Dio che non li abbandona. Sanno essere grati delle piccole cose, lodare per il dono della vita, nonostante tutto. 

Dobbiamo essere una Chiesa in uscita, “con le porte aperte”, “senza frontiere e madre di tutti”, che rispecchi il padre misericordioso che riaccolse il figliol prodigo. Si lascino entrare i poveri, gli infermi, i disprezzati, le vittime della precarietà, gli emarginati, coloro che hanno sbagliato. Ci si prenda cura di tutti questi, gli si dedichi tempo, ascolto ed energie, con coraggio ed entusiasmo. 

Sapremo calarci nei panni dell’altro, adottando i giusti linguaggi e le giuste caratteristiche relazionali, per farlo sentire accolto e non giudicato? Sapremo trasmettere il Cristo con il nostro stile di accoglienza? Avrà voglia di ritornare al calore di questo focolare? 

Dobbiamo sentire l’urgenza di uscire, di incontrare il fratello, non possiamo trattenere questa gioia! Certo noi tutti abbiamo limiti e fragilità, contraddizioni e angosce. Una voce ci sorregge nella fatica: “Confida nel Signore con tutto il cuore e non appoggiarti sulla tua intelligenza; in tutti i tuoi passi pensa a lui ed egli appianerà i tuoi sentieri” (Prov 3,5-6). 

Spighe si inserisce all’interno di questa gioiosa e fedele opera missionaria. Come definito nell’esortazione apostolica Christefideles Laici (n.44): “Anche il mondo dei mass-media rappresenta una nuova frontiera della missione della Chiesa. In particolare, la responsabilità professionale dei fedeli laici in questo campo, esercitata sia a titolo personale sia mediante iniziative ed istituzioni comunitarie, esige di essere riconosciuta in tutto il suo valore e sostenuta con più adeguate risorse materiali, intellettuali e pastorali.

Nell’impiego e nella recezione degli strumenti di comunicazione urgono sia un’opera educativa al senso critico, animato dalla passione per la verità, sia un’opera di difesa della libertà, del rispetto alla dignità personale, dell’elevazione dell’autentica cultura dei popoli, mediante il rifiuto fermo e coraggioso di ogni forma di monopolizzazione e di manipolazione.

Né a quest’opera di difesa si ferma la responsabilità pastorale dei fedeli laici: su tutte le strade del mondo, anche su quelle maestre della stampa, del cinema, della radio, della televisione e del teatro, dev’essere annunciato il Vangelo che salva”.