Una vita di cui essere grati

Una vita di cui essere grati

Cercando di essere ciò che il Signore ha sognato per me


La costruzione della propria persona è un prodigio realizzato da incontri di persone che sanno cosa sia una vita ben costruita.

Ebbene, nel mio percorso di uomo, ho una immensa gratitudine verso la mia famiglia. Mio padre, mia mamma e tutti i mei fratelli sono stati per me un dono perché non li ho cercati, ma li ho trovati e sono stati un vero dono. Ho imparato ad avere una vita da condividere, da salvaguardare, da costruire con il lavoro e il sudore. La gratitudine prima è per loro. 

In seminario ho incontrato compagni, docenti e un direttore spirituale a cui devo quello che sono perché mi hanno aperto gli orizzonti verso l’infinito durante la mia adolescenza. Ho imparato da loro che dovevo essere ricercatore di strade personali, ma essere uomo che percorre le strade degli uomini, insieme agli uomini. L’adolescenza non è il tempo della libertà ad ogni costo. L’adolescenza è il tempo in cui impari quali sono le tue doti e le tue qualità da mettere a disposizione degli altri.

In questo periodo ho imparato la bellezza della spiritualità, del camminare dietro a Cristo e insieme ai battezzati con la mia originalità che, a mano a mano, si formava.

Poi ho scoperto lo scoutismo. Una meraviglia di vita comunitaria che mi indicava che il servizio era la strada della realizzazione della vita. Ragazzi e ragazze, lupetti, esploratori, pionieri e Rover, comunità dei capi tutti dediti a imparare mentre si insegnava, per usufruire di tutte le ricchezze degli altri. Sono grato allo scoutismo per avermi formato al servizio e alla comunità eterogenea. Ho scoperto che l’entusiasmo è una molla che mi coinvolge anche in mezzo alle scelte difficili e alle imprese grandi.

Poi la gratitudine migliore la devo alla formazione PRH (personalità e relazioni umane). Ho imparato, da adulto, a conoscere me stesso con le pieghe che mi sono venute dalle esperienze belle e brutte della vita. Ho saputo dare un nome alle mie difficoltà e ho scovato le radici dei miei difetti. Lavorando su me stesso mi sono fatto uomo in mezzo alle persone. Ho scoperto il valore degli affetti e ho imparato a lavorare su me stesso e dentro me stesso per divenire una persona con la mia personalità. Ho avuto una maestra della quale dovrei baciare le orme che ha lasciato sul terreno dove è passata. Ho avuto amici e amiche che hanno condiviso la stessa ricchezza di formazione. Sono grato anche a loro. Li ho ascoltati e sono stato ascoltato.

Sono felice di aver dato tanto a tutte le comunità che ho servito e incontrato. So che ho incontrato collaboratori e corresponsabili con cui ho vissuto grandi imprese che hanno segnato il mio modo di essere prete e parroco.

A tutti sono riconoscente e, verso queste persone, ho una grande gratitudine.

Nutro gratitudine verso il Signore Dio che, progettando il mio nascere in questa generazione, attraverso gli incontri che mi hanno costruito, mi ha aiutato ad essere un pochino quello che sognava di me.