Una voce che grida nel deserto?

Una voce che grida nel deserto?

Il Papa in TV a “Che tempo che fa”


6 febbraio 2022, “Che tempo che fa”, il programma settimanale di Fabio Fazio alla televisione italiana. Immediate e forti le reazioni, sia tra i cattolici, sia in molti altri ambienti sociali. Un fatto discutibile, criticabile, anzi inaccettabile per alcuni, un evento straordinario per altri. Per molti cattolici “devoti”, è inammissibile che un papa si sottometta a parlare in pubblico, in un contesto come quello ricordato, nuocendo alla dignità del suo ministero. Per molti altri una presenza che è una bella testimonianza. 

Diverse reazioni immediate della stampa, si sono fissate sull’orologio che Francesco portava, all’orario che segnava (non quello della trasmissione, dunque intervista registrata in anticipo). 

Senza alcun dubbio, Francesco è il papa vescovo di Roma. Dunque dovrebbe essere attento a proteggere la “dignità” della sua posizione. Ma papa Bergoglio è soprattutto un uomo libero, che decide a partire dalle convinzioni della sua coscienza. Per questo sorprende, disturba a volte anche chi lo ammira; sembra addirittura contraddirsi in alcune occasioni. 

Un fatto è evidente, fin dall’inizio del suo ministero: vuole essere uomo e vescovo della gente, in mezzo alla gente, per comunicare con la gente. Il pensiero va alla sera della sua elezione, alla prima manifestazione pubblica: dopo aver parlato e salutato, alla fine, con parole semplici ha chiesto: “pregate per me”. Si è presentato come un fratello, al servizio dei fratelli, rinunciando a segni e titoli che la tradizione attribuiva al vescovo di Roma, papa della Chiesa cattolica. La sua partecipazione al dialogo in televisione ha questa radice. Non la rinuncia alla sua autorità, ma vivere questa autorità nell’atteggiamento il più possibile vicino allo spirito del vangelo. Non un cristiano sopra gli altri, ma il primo al servizio degli altri; per questo disponibile a stare in pubblico per condividere e in semplicità testimoniare. I temi del dialogo non hanno particolari novità. Sono quelli su cui ritorna continuamente, legati all’attualità: l’attenzione e l’accoglienza dei più deboli, migranti in fuga e in ricerca di ospitalità, poveri, vittime dell’ingiustizia, che domina il mondo; l’impegno per la pace e l’opposizione alla violenza e alla guerra; la responsabilità per la salvaguardia della natura. Argomenti che papa Francesco ripete quasi ogni giorno, in un discorso che non è teorico e generico, ma vuole essere un richiamo urgente alla responsabilità di tutti e di ognuno. Voce che grida nel deserto? Può sembrare, eppure voce oggi più urgente che mai. Dunque voce grave, per chi osserva e vive con senso di responsabilità questo momento storico, che vuol capire “il tempo che fa”. Nessuno può tirarsi fuori, chiudere occhi e orecchie. 

Conosciamo le critiche agli interventi di Francesco: fa soltanto discorsi politici e sociali, non parla di Dio, non parla di Gesù, non annuncia il vangelo. La critica, soprattutto proveniente da ambienti cristiani, è di chi ascolta soltanto con un orecchio. La sera dell’intervista televisiva con Fazio ha parlato anche della preghiera. Questo, e ogni intervento di Francesco, nasce dal vangelo: nella parola di Gesù ogni fratello, ogni sofferenza non può lasciare indifferenti quelli che si ritengono suoi discepoli.