Un’amicizia nata al centro di riabilitazione di Nottwil

Un’amicizia nata al centro di riabilitazione di Nottwil

La storia di Andrea


Vorrei cominciare questo scritto in ricordo del bene che mi ha fatto Spighe negli anni raccontando una storia… partendo dal finale. Un mio caro amico ci ha lasciato il 4 dicembre, nel bel mezzo della novena per l’Immacolata Concezione. Al funerale incontrai una cara signora che mi disse come leggeva sempre molto volentieri gli articoli che scrivo su Spighe. E allora mi sono detto che avrei condiviso con tutti i lettori cosa può significare Spighe raccontando una storia personale, quella del caro Andrea, che possa spiegare in modo tangibile perché celebrare i 100 anni di storia di Spighe. 

Erano ormai 30 anni che Andrea viveva su una sedia a rotelle ma la voglia di vivere non gli aveva impedito di portare luce nuova, anche nella sofferenza. Andrea lo avevo conosciuto alcuni anni fa in un ricovero comune a Nottwil. Mi ricordo come se fosse oggi che partecipò alla Santa Messa celebrata nella piccola chiesetta del centro per paraplegici. Alla celebrazione erano presenti 3 paraplegici e 1 tetraplegico. All’improvviso, quando era già cominciata la celebrazione, giunse una persona sul letto. Era Andrea. Ed era accompagnato dalla sua ragazza dell’epoca (che poi avrebbe in seguito sposato). 

Mi ricordo che durante la celebrazione mi ero molto commosso a vedere questo ragazzo chiaramente sofferente eppur… sorridente. Alla fine della Santa Messa mi fermai a parlargli e gli dissi che mi sarebbe piaciuto fargli un’intervista per Spighe: era assolutamente d’accordo di parteciparvi. Il mio ricovero però terminò dopo poche settimane e il correre delle terapie mi impedì di fargli l’intervista. Andrea ebbe parecchi problemi e mi dissi che probabilmente era meglio lasciar perdere. Decisi nondimeno di scrivere un articolo senza citarne il nome per descrivere a tutti i lettori di Spighe che cosa significhi vivere un ricovero a Nottwil sia dopo il grave infortunio, sia come seconda (o più) riabilitazione. Non dissi nulla ad Andrea ma qualcuno dei suoi amici – leggendo l’articolo – riconobbe la sua storia. Così lo disse alla sua ragazza che poi gliene parlò. E Andrea mi chiamò per dirmi che era molto contento che si parlasse di lui su Spighe. 

Ecco, questa storia la voglio dedicare – oltre che ad Andrea e ai suoi amici e familiari – a tutte quelle persone che vogliono che una rivista cattolica debba essere concreta e possa essere di aiuto nel percorso di vita. Gesù si è fatto vicino al prossimo con lo sguardo e la parola, la carità e la misericordia, la guarigione e la verità. L’augurio è che Spighe mantenga un profilo così: combattivo per aiutare l’uomo a cercare Dio, amorevole per dare consolazione e vero per annunciare solo Gesù Cristo.