Vivere fraternamente per salvaguardare il creato

Vivere fraternamente per salvaguardare il creato

La settimana di Loverciano con Azione cattolica e Unione femminile


La fraternità è novità e cuore del messaggio evangelico. Dobbiamo essere grati a Francesco che ce lo ha richiamato con forza in questo tempo dove vivere seguendo i propri interessi o i propri desideri, senza pensare a chi ci sta vicino o ci abita accanto, è diventato modello di vita per molti. Quando invece uomini e donne testimoniano che ci si può voler bene, e che l’altro o l’altra che incontriamo non ci sono indifferenti, la vita in comune si trasforma in condivisione dei bisogni, delle attese, delle necessità, delle gioie e delle sofferenze di ciascuno. 

Ritrovarsi a Loverciano la prima settimana di luglio, invitati da Azione cattolica e Unione femminile, è stata per chi vi ha partecipato occasione privilegiata per poter riflettere su questo tema, proseguendo quel cammino iniziato lo scorso anno sulla cura del creato, prendendo coscienza che “niente di questo mondo ci risulta indifferente”, come lo stesso Francesco ci ha indicato. E se niente ci risulta indifferente, a maggior ragione lo sono le persone, cioè quelle sorelle e quei fratelli che incontriamo, appunto, sul nostro cammino. Dopo l’enciclica “Laudato si’”, abbiamo così ripercorso la “Fratelli tutti” che forma un tutt’uno nel pensiero del papa. 

Quella che la presidente dell’Ufct, Corinne Zaugg, ha definito nella sua intensa relazione “eco-spiritualità” è proprio questo invito a voler ripensare il posto che ha l’essere umano all’interno della creazione. Una creazione che noi sappiamo esserci stata affidata non perché la sfruttassimo ma perché la custodissimo, e all’interno della quale l’uomo occupa un posto speciale che “gli conferisce non già un diritto, ma una responsabilità nei confronti del creato”. È necessario quindi dar vita ad una “profonda trasformazione spirituale, che innanzitutto ri-orienti i nostri desideri”: oggi il problema non è quello di desiderare meno, ma di desiderare meglio. Non solo vivendo in maniera etica e compiendo eco-gesti, ma dando vita ad una profonda trasformazione spirituale.

Un tuffo nella concretezza lo abbiamo fatto grazie al toccante intervento di Lara Allegri, che ci ha guidato nella lettura della parabola del samaritano che soccorre una vittima della violenza dei briganti, facendo risuonare “il grido dei poveri” di ogni tempo e dei nostri giorni. “Ogni giorno ci troviamo davanti alla scelta di essere buoni samaritani oppure viandanti indifferenti che passano a distanza” scrive il papa nella sua lettera. E Lara ci ha indicato – sulla base della sua esperienza personale accanto a chi soffre – la strada da percorrere. “Presenza e sobrietà: capaci di gioire profondamente senza essere ossessionati dal consumo, convinti che «meno è di più». Allargare la nostra comprensione della pace che è molto più che assenza di guerra: è uno stile di vita equilibrato che conduce alla profondità della vita”. L’esempio è quello di Gesù che sapeva stare pienamente presente davanti ad ogni essere umano e davanti ad ogni creatura. 

Don Azzolino Chiappini, infine, col suo intervento introduttivo, ha riportato lo spirito delle encicliche alle origini, mostrando come la Parola di Dio illumini il cammino degli uomini e delle donne per comprendere il significato di ciò che solo apparentemente può sembrare un generico discorso ecologico, orientato semplicemente alla sopravvivenza del pianeta. Qui si gioca invece il destino dell’umanità, che proprio nella fraternità, nel vivere da fratelli e sorelle, trova il significato profondo dell’esistenza di ciascuno. 

Una fraternità che saremo chiamati a vivere, nell’esperienza concreta e non nella stesura di documenti o nella compilazione di questionari, in occasione del sinodo diocesano che papa Francesco ha voluto che si attuasse in ogni Chiesa locale. Il presidente di Ac, Luigi Maffezzoli, ha incentrato proprio su questo cammino sinodale e sull’importanza di viverne lo spirito il suo intervento conclusivo.