Evangelizzare, ma come? Impariamo dai poveri… 

Evangelizzare, ma come? Impariamo dai poveri… 

Servire Cristo nei fratelli


Vangelo, “bella notizia”, è una parola che sempre dice un riferimento a Gesù di Nazaret e che riassume il cammino che conduce alla piena comprensione di Lui. Gesù ha annunciato il Vangelo, la “bella notizia” dell’Amore del Padre, ma il Vangelo è Lui stesso. Vangelo è l’evento storico di Gesù che si prolunga incessantemente nella storia divenendo un “oggi” per la Chiesa e per il mondo. E ancora, questa “bella notizia” non consiste solo nel fatto che il Figlio di Dio si è fatto uomo, ma che ha assunto la precisa forma storica di Gesù: un uomo appartenuto al numero dei poveri, un uomo che ha cercato gli ultimi e i peccatori ed è stato rifiutato come loro. In questi poveri Lui si identifica fino ad ammonirci che il giudizio finale avverrà per ciascuno di noi sul rapporto che avremo avuto nella vita con il fratello nel bisogno, affamato, assetato, straniero, nudo, malato e carcerato. Tutto quello che facciamo a uno solo dei suoi fratelli lo facciamo a Lui (Matteo 25,31-46). L’evangelizzazione, quindi, se è verissimo che non può partire che dalla Persona di Gesù, è altrettanto vero che pure non può partire che dai suoi fratelli più poveri nei quali Lui si nasconde.

Ricevo una chiamata dal “Centro richiedenti l’asilo” di Chiasso: “Abbiamo un’emergenza. Sono arrivati nuovi profughi e ci occorrono vestiti, soprattutto per bambini e ragazzi. Ci date una mano?”. In parrocchia scatta subito la raccolta e dentro la chiesa, trasformata per alcune ore in uno spazioso negozio d’abbigliamento, è un andirivieni di persone che arriva anche da lontano, un vivace e chiassoso viavai di gente che si incontra e si saluta, chiacchiera e ride, che scarica scatoloni, borse e valige piene zeppe di roba. C’è anche chi ha portato una thermos per offrire il caffè ai volontari.

Sono momenti pieni di vita e di allegria. Eppure tante persone neppure si conoscono e anch’io le vedo per la prima volta. Conversando ognuno racconta la sua storia. Non sono tutti cattolici, ma ci sono protestanti e ortodossi, indù e musulmani. Alcune donne musulmane sono felici di farci gustare i loro dolci tradizionali. Il desiderio di compiere una buona azione in favore dei profughi, unisce tutti i partecipanti all’operazione in una gioiosa fraternità. C’è di che riflettere: queste persone non lo sanno, ma sono già sulla via che conduce a Gesù… Penso alle parole di Gesù a Nicodemo: “Il vento soffia dove vuole e ne senti la voce, ma non sai da dove viene né dove va: così è chiunque è nato dallo Spirito” (Giovanni 3,8).

L’azione evangelizzatrice della Chiesa è sempre preceduta dall’azione dello Spirito. Guai a dimenticarlo. E i primi destinatari del Vangelo sono ancora loro: i poveri, i diseredati, gli ultimi, gli “scarti”, come li chiama papa Francesco. “Lo Spirito del Signore è sopra di me… e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio” (Luca 4,18), proclama Gesù nella sinagoga di Nazaret citando Isaia. Anche adesso, in questo “cambiamento d’epoca”, come dice papa Francesco, in cui la Chiesa è costretta a ripensare radicalmente le modalità della sua testimonianza di Cristo al mondo, saranno ancora i poveri ad insegnarci la via dell’evangelizzazione.

*Parroco di Chiasso