Vedi l'ultimo numero
Il difficile ruolo dei missionari di oggi
“Non lasciamoci paralizzare dalla paura”
In un mondo sempre più rapido e globalizzato, giornalmente raggiunti (e travolti) da notizie angoscianti e minacce di tragedie imminenti, diventa difficile restare capitani del proprio vascello. Come fossimo con una barca a remi su un mare agitato, le onde ti sbattono di qua e di là. Dopo un lungo tempo di incertezza, che non sembra destinato a finire a breve, le forze vengono meno e talora vi è la tentazione di lasciarsi andare al flusso dell’onda più forte.
La bussola sembra impazzita e perdiamo l’orientamento. Che fatica a trovare la luce del faro che ci riporterà a riva!
Il rischio maggiore è che subentri il panico. Chi come me è cresciuto sul lago lo sa bene che se ti trovi in difficoltà nell’acqua, agitarsi peggiora solo la situazione.
Che cosa può salvarci in questa situazione in cui viene talvolta la voglia di rialzare gli occhi al cielo con quella domanda: “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?”. La speranza diventa la nostra ancora di salvezza. Speranza che è presente negli occhi e nei gesti dei missionari e dei testimoni del nostro tempo che incessantemente, quotidianamente, con la loro vita, raccontano questa certezza. Testimoni che cercheremo di portarvi con questo numero di Spighe.
Ho appena finito un libro che mi ha molto colpita, con la prefazione di Papa Francesco. Lidia Maksymowicz nel suo “La bambina che non sapeva odiare” (ed Solferino, 2022), ci porta la sua testimonianza di bambina deportata nel campo di concentramento di Auschwitz-Birkenau. Qui viene separata dalla mamma e diventa uno dei bambini cavia del dr Mengele. Uscirà viva da questa esperienza e verrà accolta da una famiglia polacca. Quel tatuaggio che le è stato fatto, numero 70072, dopo 77 anni le ricorda ancora l’orrore vissuto. Quel tatuaggio che è stato a lungo nascosto ora viene mostrato per testimoniare quando crudele può essere l’uomo. Quel tatuaggio è stato mostrato a Papa Francesco e inaspettatamente lui l’ha baciato. Dice Lidia: “Quel bacio del papa mi ha rafforzato e riconciliato ancora di più con il mondo. Quel numero (…) è stato benedetto con un bacio del pontefice. Il male può diventare bene, luce per gli uomini. Quel numero che dice una realtà terribile può divenire luce per gli altri, questo è il messaggio del bacio del papa. (…). Se mi sono salvata lo devo a una forza straordinaria che dall’alto ha vegliato su di me. Ma se ce l’ho fatta, se questa forza mi ha permesso di uscirne viva, non è per ricambiare odio con odio ma per testimoniare cosa è stato il male e che il bene può sempre prevalere. (…) È per questa pace che dopo il campo mi è stata infine donata, che racconto, che parlo. Se non fossi operatrice di pace mancherei al mio compito”.
La terra di missione di cui vogliamo parlare in questo numero di Spighe è quella che quotidianamente calpestiamo. La nostra terra, la nostra quotidianità: fatta di relazioni in presenza e a distanza, di reale e virtuale, di contrasti, di speranze disattese e di paure.
“Non lasciamoci paralizzare dalla paura”, ci disse Papa Francesco nel lontano 2019. “Stabile e certo, l’amore di Dio”. Ci aiuti ad essere testimoni coerenti del suo Vangelo, con la nostra vita.