La missonarietà che passa dalle passa dalle “ cellule”

La missonarietà che passa dalle passa dalle “ cellule”

Gesù Cristo ha ancora qualcosa da raccontare alle nostre latitudini?


La missionarietà è parte integrante dell’essere Chiesa, fin dal suo inizio oltre 2000 anni fa.  Ai nostri giorni il messaggio salvifico è diventato meno attrattivo e tante persone vi preferiscono – come scritto da Papa Francesco in un cinguettio – “il dio denaro, il dio consumo, il dio piacere, il dio successo, il nostro io eretto a dio”. Dio però non si dimentica di noi e offre sempre la sua salvezza a tutti. Lo dimostrano tutte quelle conversioni vissute ancora oggi!

A seguire don Gabriele Diener, collaboratore diocesano per la Nuova Evangelizzazione e responsabile del progetto pastorale delle Cellule parrocchiali di Evangelizzazione, ci racconta – a modo suo – come si può vivere la missionarietà della Chiesa nel nostro Cantone. 

Nel 2013 era uscito nelle librerie un pamphlet dal titolo “Come parlare di Dio oggi? Anti-manuale di evangelizzazione” dello scrittore francese Fabrice Hadjadj. Questo filosofo, saggista e drammaturgo racconta in questa sua opera la sua “conversione”, parola che, confessa, «prima odiavo». «Quando qualcuno diceva “Dio” – scrive Hadjadj – mi sembrava che mettesse fine a qualsiasi discussione. Aveva introdotto con l’imbroglio un altro jolly nel mazzo di carte». Il filosofo scrive che quella parola «era un abracadabra, una formula magica. Una soluzione finale all’interno di una discussione che, d’un tratto, veniva soffocata da questa parola grossa e massiccia».

Per questo, dice Hadjadj «la mia conversione consistette dapprima in una conversione di vocabolario». 

Oggi non bisogna essere per forza un ex ateo come Hadjadj per doversi convertire partendo dalla parola “Dio”. Anche tra i cristiani c’è chi non la capisce affatto. Non credono neppure loro al “Dio” di cui sta parlando Lui!

Ecco allora che arriva in Ticino una proposta diocesana per favorire una nuova comprensione di Dio e capire meglio come tradurre la sua concreta applicazione nelle comunità ecclesiali.

Possiamo citare le diverse iniziative avviate da alcuni anni e che vanno via via consolidandosi. Pensiamo ad esempio alle Cellule parrocchiali di evangelizzazione proposte nella nostra diocesi già dal 2013. Il metodo è tanto semplice quanto efficace, costituito da piccoli gruppi di fedeli laici, che si riuniscono settimanalmente in case private per approfondire la propria fede e divenire a loro volta evangelizzatori. Oppure il corso Alpha, una struttura d’insegnamento fatto in modo da accattivare credenti e non credenti, focalizzato sul “primo annuncio” della fede cristiana, grazie a tre aspetti: una cena conviviale, la presentazione di un tema con il sussidio di un video e una conversazione in piccoli gruppi. Oppure ancora corsi di evangelizzazione per adulti attraverso canti, preghiere, impulsi formativi e discussioni di gruppo. 

Nel panorama diocesano si fanno presenti questi tentativi informali che esulano dai circuiti più ordinari della trasmissione della fede, quali sono quelli delle parrocchie, dei movimenti e delle associazioni. Ci auguriamo che le proposte siano un’intuizione profetica per raggiungere da una parte quelle persone che attendono di essere aiutate a conoscere il Signore e dall’altra stimolare i più ferventi ad essere loro stessi annunciatori del Vangelo.