L’ERA DEL “NOI”

L’ERA DEL “NOI”

L’importanza dell’agire per gli altri


Uno dei romanzi più belli e significativi del XX secolo, La Peste di Albert Camus, pubblicato nel 1947 ma tornato ad essere un bestseller ai tempi del Covid-19, narra le vicende di un gruppo di uomini che, durante un’epidemia di peste ad Orano, città dell’Algeria, si uniscono nelle “squadre di soccorso” e si prodigano per sottrarre alla malattia quante più persone riescono. Si tratta di uomini molto diversi tra loro, dal religioso all’ateo, che, di fronte alla carneficina causata dall’epidemia, decidono che bisogna solo incamminarsi, un po’ alla cieca, e cercare di fare del bene. Nasce così un’alleanza che trova, come comune sollievo dall’angoscia della morte, quella dell’azione a favore degli altri. Uno di loro, proprio quando ha l’opportunità di uscire da Orano per ricongiungersi alla donna amata a Parigi, decide invece di restare con la propria squadra, perché “ci può essere vergogna nell’esser felici da soli”.

Albert Camus, scrittore francese amato dal Cardinale Ravasi che dietro il suo ateismo ha colto la ricerca di una trascendenza e il desiderio di essere comunque “Santo anche senza Dio”, ci ha lasciato alcune profonde riflessioni nelle quali si intravede il suo amore per la persona umana: “durante i flagelli, ci sono negli uomini più cose da ammirare che cose da disprezzare”; gli uomini “sono tutti migliori, basta offrirgliene l’occasione”.

La medesima, irriducibile forza di vivere fino in fondo per il Bene la troviamo nel Diario 1941-1943 di Etty Hillesum, giovane donna ebrea deportata ad Auschwitz. Nei suoi appunti, di fronte all’incalzare degli avvenimenti sempre più distruttivi che la condurranno a morire nel campo di sterminio, annota “Sono pronta a testimoniare che questa vita è bella e piena di significato e che non è colpa di Dio… se le cose sono così come sono, ora”. E nella preghiera della domenica mattina recita: “Una cosa diventa sempre più evidente per me, e cioè che Tu non puoi aiutare noi, ma che siamo noi a dover aiutare Te, e in questo modo aiutiamo noi stessi”. Quasi come se fossimo chiamati a completare la creazione di Dio. Corresponsabili insieme a lui affinché il Bene trionfi.

Diversi sociologi rilevano che le avversità che si stanno manifestando nei nostri tempi stanno accelerando il passaggio da una società che ha esasperato forme di individualismo egoista a una società del “Noi”, dove diveniamo consapevoli dell’interconnessione di tutti gli esseri umani (Fratelli Tutti). La popolazione mondiale ha raggiunto nel 2017 circa 7,7 miliardi, saremo quasi 10 miliardi nel 2050 e 11 nel 2100. Davanti a questo scenario, saremo in grado di sopravvivere solo a patto di saper cooperare, acquisendo nuove forme di rispetto ed empatia per tutte le forme di vita e per il creato. 

Il filosofo tedesco Hans Jonas già 30 anni fa, di fronte alle minacce di catastrofi nucleari, collasso ecologico e manipolazione genetica, ci ha consegnato un nuovo imperativo morale: “Agisci in modo che le conseguenze della tua azione siano compatibili con la sopravvivenza delle generazioni future”. Anche a costo di sacrificare qualcosa nella nostra vita attuale e di rallentare il passo; recita un proverbio africano: “Da soli si va più veloce, insieme più lontano”.