Quell’incontro che ti cambia la vita

Quell’incontro che ti cambia la vita

Riusciremo a fargli spazio nel nostro cammino? 


In questo periodo natalizio le vetrine si fanno luccicanti, si moltiplicano i momenti di convivialità, si pensa ai regali, ma da cristiana cerco di aprirmi alla venuta di Gesù, chiedendomi: cosa significa per me oggi la sua venuta tra noi? Mi viene in mente un brano evangelico che sembra apparentemente fuori contesto, ma forse in realtà non lo è. Nel Vangelo di Luca al capitolo 24 leggiamo l’episodio dei discepoli di Emmaus.

Gesù si accosta a noi, sulla strada della nostra vita. Mi piace molto questa immagine del Maestro che si affianca non solo alla persona, ma ai due che stanno camminando insieme. Ognuno può vedere nei discepoli di Emmaus: i missionari (a due a due), la Chiesa, o semplicemente una famiglia, una coppia.

Gesù che nasce oggi si fa nostro compagno di viaggio, viene a portare la Luce, proprio là dove il buio pare avere la meglio: “…ma i loro occhi erano incapaci di riconoscerlo”. 

Quante persone vediamo eppure il nostro sguardo è altrove? I nostri pensieri paiono assorbirci a tal punto che non vediamo l’evidenza. Oppure le nostre verità impediscono alla Verità di prevalere.

Lui non si rivela subito, avrebbe potuto dire: “Eccomi, sono io. Guardatemi, toccatemi!”.

E invece ha scelto la via della maieutica: “Voi cosa sapete? Perché siete delusi e scoraggiati? Cosa vi aspettavate?” E loro a quel punto raccontano. Ma ecco che i toni cambiano.

Da un misterioso compagno di viaggio, si trasforma in una persona che con autorevolezza quasi rimprovera: “Sciocchi e tardi di cuore……” E loro non replicano, ma ascoltano con attenzione le Sue parole. E qualcosa inizia a muoversi dentro di loro. Tanto che quando Lui è pronto a lasciarli proseguire da soli, loro insistono affinché rimanga, e così dice il Vangelo “Lui entrò per rimanere con loro”. A quel punto allo spezzare del pane i loro occhi si aprono al Mistero, proprio mentre Lui si nascondeva alla loro presenza. E così ritornano indietro col pensiero e ritrovano in loro i segni di quel passaggio: “Non ci ardeva forse il petto mentre conversava con noi lungo il cammino, quando ci spiegava le Scritture?”

Quello che Gesù ha fatto coi discepoli di Emmaus ora lo fa con noi: si mette sul nostro cammino, in preghiera, ci chiede, se riusciamo a lasciargli spazio in mezzo a tutte le nostre richieste e domande, ai nostri racconti per spiegargli quanto ci è accaduto nella giornata (come se Lui non lo sapesse!) e quindi è Lui che ci parla attraverso le Scritture e ci avvicina a Lui. Poi quando nel nostro cuore si apre una breccia, Lui si rivela nell’Eucarestia, venendo ad abitare in noi. Allora il nostro cuore è in festa, e il Fuoco del Suo amore ci abita.

Allora tocca a noi portare la Sua presenza agli altri. “E partirono senz’indugio e fecero ritorno a Gerusalemme, dove trovarono riuniti gli Undici e gli altri che erano con loro, i quali dicevano: «Davvero il Signore è risorto ed è apparso a Simone». Essi poi riferirono ciò che era accaduto lungo la via e come l’avevano riconosciuto nello spezzare il pane.”   

Quindi diventiamo compagni di viaggio di chi la Provvidenza mette sul nostro cammino, ascoltando i vissuti, portando però la Parola di vita, innanzitutto con la nostra testimonianza e unendoci nella vita della Chiesa, nel banchetto dell’Amore.

Lui viene a noi, ma noi dobbiamo andare a Lui; Lui si dà in cibo, ma noi dobbiamo darci in dono” (Carlo Carretto).

L’apertura all’altro, il farci prossimi, ci permette di vivere in pienezza l’essere cristiani. 

Qui sta un segreto dell’autentica esistenza umana, perché la vita sussiste dove c’è legame, comunione, fratellanza; ed è una vita più forte della morte quando è costruita su relazioni vere e legami di fedeltà. Al contrario non c’è vita dove si ha la pretesa di appartenere solo a sé stessi e di vivere come isole: in questi atteggiamenti prevale la morte” (Papa Francesco).